In una fase di crisi economica che si protrae nel tempo come sta avvenendo in questo ultimo periodo, l’assistenza dello Stato è determinante. Oltre alla tutela generale rivolta ai cittadini, in ogni caso, un’attenzione particolare viene dedicata alle fasce più fragili della popolazione. Così come sono previsti numerosi benefici per i cittadini invalidi, allo stesso modo si cerca di tutelare altre categorie. E proprio in quest’ottica nasce il reddito di libertà, la misura che tenta di rendere una dignità personale alle donne vittime di violenza.
L’INPS pagherà 4.800 euro, ovvero 400 euro al mese, alle donne che, in possesso di determinati requisiti, devono riacquisire la propria autonomia pensionale. Una forma di assistenza riconosciuta alle donne vittime di violenza che si trovino in particolari condizioni di disagio economico.
Misura, compatibilità e destinatarie
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Si tratta di un sostegno economico che vuole favorire l’autonomia delle donne vittime di violenza favorendone l’indipendenza economica. Non solo, quindi, il sussidio, ma anche percorsi di emancipazione e di autonomia personale per risollevarsi dalle condizioni di povertà. Possono richiedere l’aiuto le donne vittime di violenza che, però, sono seguite dai centri antiviolenza riconosciuti da servizi sociali e Regioni.
Non basta, quindi, dimostrare di aver subito una violenza per poter ricevere il beneficio economico. E’ necessario anche essere inserite in percorsi che favoriscono la fuoriuscita dalla violenza. E proprio in questi casi lo Stato, per contribuire all’autonomia della donna, riconosce il contributo del reddito di libertà. Si tratta, come abbiamo detto di un contributo mensile di 400 euro che viene riconosciuto per un massimo di 12 mesi. La donna, quindi, potrà contare su un contributo massimo di 4800 euro.
Il sostegno è compatibile anche con altre misure di sostegno al reddito quali Cassa Integrazione Guadagni, Assegno unico per i figli, ANF, NASPI. E si tratta di somme che non costituiscono reddito ai fini IRPEF.
L’INPS pagherà 4.800 euro solo alle donne che presenteranno la domanda in questo modo
Anche se sarà l’INPS a erogare in beneficio la domanda deve essere presentata al Comune di appartenenza. Nelle istruzioni rese pubbliche dall’INPS nel messaggio 4132 dello scorso novembre l’istituto fornisce le istruzioni per la presentazione della domanda. La domanda, utilizzando il modello allegato alla circolare, dovrà presentarla direttamente la cittadina interessata. Dopo aver compilato tutti i campi, poi, si dovrà allegare anche:
- l’attestazione della condizione ordinario o straordinario che rilascia il servizio sociale di riferimento;
- la dichiarazione in cui si attesta che la donna sta intraprendendo un percorso di emancipazione ed autonomia. Sarà il rappresentante legale del centro antiviolenza a rilasciare questa dichiarazione.
Una volta presentata la domanda la donna riceverà, sull’IBAN indicato, le somme spettanti. Si ricorda, proprio a tal proposito che l’IBAN fornito deve corrispondere ad un conto corrente o libretto di risparmio intestato alla richiedente.
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