Insieme agli Esperti di Redazione valuteremo come ottenere esenzioni e agevolazioni dal momento che l’INPS concede la Legge 104 per i disturbi alla tiroide. Già nell’articolo “I 2 disturbi alla tiroide che danno subito diritto alla pensione di invalidità INPS” abbiamo analizzato le misure a sostegno dei pazienti. Tuttavia se per l’accesso al trattamento previdenziale è necessario il riconoscimento del 100% di invalidità, per godere della Legge 104 è sufficiente il 33,33%. Ricordiamo che fruisce dei vantaggi della Legge 104 non chi subisce una riduzione della propria abilità lavorativa a causa di una malattia invalidante. La Legge quadro relativa alla disabilità individua infatti una condizione di handicap, ossia di “minorazione fisica, psichica o sensoriale” che permanente e che potrebbe aggravarsi.
Nelle Linee guida per l’accertamento degli stati invalidanti ad ogni patologia cronica corrisponde una percentuale di invalidità. Per la condizione di handicap non esistono invece delle specifiche tabelle per cui è la Commissione medica dell’Asl ad assegnare un punteggio. L’INPS concede la Legge 104 per i disturbi alla tiroide perché alcune gravi forme di questa patologia determinano difficoltà al lavoro e nelle relazioni. Alcuni pazienti con ipertiroidismo o ipotiroidismo presentano una sensibile compromissione dei normali processi di apprendimento e difficoltà di interazioni con amici e colleghi.
L’INPS concede la Legge 104 per i disturbi alla tiroide
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Perché la Commissione medica INPS possa valutare il livello di handicap che la patologia determina è necessario che il medico curante inoltri certificato. Dopo l’invio della certificazione, i sanitari della commissione Legge 104 fissano una visita di accertamento per verificare l’effettiva condizione di handicap. Al paziente non resta che attendere i tempi necessari per la procedura di verifica sanitaria. Se l’esito sarà positivo il soggetto richiedente potrà beneficiare di permessi retribuiti, di congedo lavorativo di 2 anni, di agevolazioni ed esenzioni. Se invece l’esito dovesse essere negativo è possibile presentare un ricorso contro il verbale sanitario della Commissione e sottoporsi a nuovo accertamento sanitario.