L’INPS cambia i criteri di calcolo di alcune pensioni, ecco a quanto ammonteranno

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I criteri di calcolo e l’ammontare preciso delle pensioni sono in continuo cambiamento. Una delle leggi più importanti sul punto è la Legge 297 del 29 maggio 1982. Questa contiene la disciplina del trattamento di fine rapporto e importanti norme in materia pensionistica. Viene, poi, spesso aggiornata sia dal legislatore che anche da interventi della giurisprudenza.

In particolare un intervento molto importante della Corte Costituzionale è stato quello della sentenza 82 del 19 aprile 2017. I giudici hanno dichiarato incostituzionale una parte di questa Legge, cioè l’articolo 3 comma 8. L’articolo 3 si occupa di importanti norme in materia pensionistica. La Corte ha spiegato che anche se il lavoratore ha ricevuto contributi di disoccupazione questi non incidono sulla misura della pensione.

In particolare è il caso del lavoratore che percepisce nelle ultime 260 antecedenti alla pensione dei sussidi di disoccupazione. In questo caso la pensione non può essere inferiore a quella che avrebbe ricevuto escludendo  detto periodo di sussidi dal computo della pensione stessa. Si parla di neutralizzazione dei periodi di disoccupazione.

Il messaggio dell’INPS

L’INPS ha attuato questa sentenza della Corte Costituzionale con il messaggio di spiegazioni n. 883 del 2022. Con questo provvedimento l’INPS cambia i criteri di calcolo di alcune pensioni dando applicazione alla sentenza 82. Come scritto nel testo, il nuovo criterio si applicherà alle pensioni liquidate con decorrenza successiva al 30 giugno 1982 con il sistema di calcolo retributivo. E, per la quota di pensione retributiva, ai trattamenti pensionistici da liquidarsi con sistema misto. Dunque, sostanzialmente le pensioni interessate sono quelli di vecchiaia liquidate con sistema retributivo e misto ed anche le pensioni di reversibilità.

Come da sentenza 82 i casi interessati dalla modifica sono quelli che hanno utilizzato sussidi di disoccupazione nelle ultime 260 settimane, circa 5 anni, prima della pensione. I periodi rilevanti di contribuzione per disoccupazione sono quelli che provengono dall’Indennità di Disoccupazione Ordinaria (DSO sia normale che ridotta). Valgono anche l’ASPl, la mini ASPl, la NASPI e l’indennità di disoccupazione ai lavoratori rimpatriati e agricoli.

L’INPS cambia i criteri di calcolo di alcune pensioni, ecco a quanto ammonteranno

I contributi da disoccupazione neutralizzabili sono solo quelli fruiti nel quinquennio (260 settimane) antecedenti alla pensione. Non è possibile neutralizzare periodi antecedenti, come stabilito dalla sentenza 82. L’interessato non può in ogni caso chiedere la neutralizzazione dei periodi di contribuzione quando questi siano necessari per perfezionare il trattamento pensionistico. Se il periodo è solo parzialmente necessario alla pensione viene escluso solo il periodo non necessario a perfezionare il diritto.

In ogni caso, questo strumento di neutralizzazione può essere usato una volta. La scelta è tra la pensione di anzianità o anticipata prima dell’età pensionabile, oppure al compimento dell’età pensionabile. L’INPS spiega, infine, che questo nuovo criterio di calcolo non è applicato d’ufficio ma serve la domanda dell’interessato.

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