Benché si tratti di una piccola ghiandola, la tiroide può provocare disturbi notevoli all’intero organismo. Di solito non si vede ad occhio nudo, ma quando aumenta di dimensione la si percepisce anche senza ricorrere alla palpazione. In linea generale sono questi 3 sintomi a ricordare che è ora di controllare la tiroide dopo i 50 anni.
Alcune patologie potrebbe infatti manifestarsi solo nel corso degli anni per cui conviene sottoporsi periodicamente ad indagini cliniche. Sono moltissimi i soggetti che convivono con le conseguenze negative del cattivo funzionamento di questa ghiandola endocrina. Il monitoraggio dei valori consente di individuare la causa scatenante di alcuni sintomi più o meno gravi. A giudizio degli esperti ecco quanto devono essere i valori normali della tiroide per non preoccuparsi e come riconoscere i sintomi del TSH alto o basso. Si consideri che l’alterazione della funzionalità della tiroide possono compromettere sensibilmente il grado di autonomia di un soggetto.
Per questo motivo l’INPS accredita da 290 a 525 euro mensili a pazienti con livelli anomali di ormoni tiroidei. Nei casi più gravi in cui risultano limitate le capacità di provvedere ai propri bisogni in maniera autonoma l’Ente assicura il trattamento pensionistico. Sono questi in particolare i 2 disturbi alla tiroide che danno subito diritto alla pensione di invalidità.
Soprattutto nella popolazione anziana si registra con maggiore frequenza l’insorgenza di disturbi. Dal momento che potrebbero provocare problemi di salute sarebbe opportuno non sottovalutare la comparsa di eventuali sintomi. Tuttavia preme sottolineare che vi sono anche soggetti asintomatici pertanto le alterazioni ormonali risulterebbero soltanto da specifici esami.
L’INPS accredita da 290 a 525 euro mensili a pazienti con livelli anomali di ormoni tiroidei
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Esistono alcune forme di aiuto per i soggetti che presentano disfunzioni alla tiroide. Non per tutte le patologie che interessano tale ghiandola infatti l’Ente previdenziale eroga contributi economici. È necessario infatti che le conseguenze del malfunzionamento della tiroide compromettano sensibilmente la capacità di svolgere gli atti della quotidianità. Non è infatti la presenza di ipotiroidismo o ipertiroidismo a garantire automaticamente l’erogazione delle prestazioni.
Quel che la Commissione sanitaria INPS valuta sono le eventuali patologie scatenate dalle disfunzioni della ghiandola. Pertanto se la percentuale di invalidità riconosciuta risulta parziale si matura il diritto all’assegno ordinario. L’importo spettante per il 2022 è pari a 291,69 euro mensili. In altri casi invece la patologia potrebbe manifestarsi con una sintomatologia talmente grave da rendere necessaria un’assistenza continua. Ci si riferisce a quei pazienti che perdono la capacità di spostarsi o di vestirsi, nutrirsi e compiere azioni necessarie della vita quotidiana. In presenza di simili limitazioni l’INPS eroga l’assegno di accompagnamento il cui importo attualmente ammonta a 525,17 euro per 12 mensilità.