Quando si raggiunge l’età del pensionamento si apre una nuova stagione della vita in cui molti desiderano avere tempi a misura dei propri bisogni. In alcuni casi, possono subentrare dei problemi di salute che meritano cure e trattamenti speciali e che rendono necessario il collocamento in quiescenza anticipato. In simili circostanze alcuni lavoratori possono richiedere un trattamento previdenziale che offre loro la possibilità di andare in pensione ad un’età anticipata rispetto a quella di vecchia. Inoltre, chi rientra in determinate categorie, può beneficiare anche di un’interessante riduzione contributiva. L’INPS abbuona gratuitamente 5 anni di contributi a questi lavoratori che presentano domanda di pensione e di seguito illustriamo i dettagli.
Quanti soldi spettano con 20 anni di contributi lavorativi
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Con l’avvicinarsi del nuovo anno molti contribuenti attendono di sapere quali saranno le nuove possibilità di uscita dal mondo del lavoro. Mentre alcune formule spariranno definitivamente dallo scenario previdenziale, altre potrebbero tornare con alcune modifiche. Attualmente, chi intende accedere alla pensione di vecchiaia, sa che deve rispettare almeno 3 requisiti fondamentali. Il primo prevede un’età minima di 67 anni. Successivamente si considera un’anzianità contributiva di almeno 20 anni e un importo minimo di assegno calcolato in base all’ammontare dell’assegno sociale.
A questo proposito, abbiamo illustrato in un articolo precedente a quanto ammontano le pensioni dei lavoratori con 20 anni di contributi INPS. Coloro che intendono avvantaggiarsi di specifiche agevolazioni, possono verificare quali soluzioni offrono altre forme di collocamento in quiescenza. Nel caso delle lavoratrici, abbiamo spiegato quando l’INPS versa fino a 2 anni di contributi alle donne che presentano specifica certificazione. Altre forme di agevolazione spettano a chi presenta una situazione di salute invalidante.
L’INPS abbuona gratuitamente 5 anni di contributi a questi lavoratori che presentano domanda di pensione
I lavoratori con un’invalidità certificata pari ad almeno l’80% possono accedere alla pensione con qualche anno in anticipo. Si tratta della pensione anticipata agevolata prevista dal D. Lgs. n. 503/1992, cosiddetto decreto Amato. I lavoratori con grave invalidità possono andare in pensione già a 61 anni se uomini o 56 anni se donne, laddove risultino in possesso di almeno 20 anni di contributi. Nel caso di soggetti non vedenti, l’età minima scende ulteriormente a 56 anni per gli uomini e 51 per le donne. È possibile ridurre di 5 anni il numero dei contributi minimi richiesti per coloro che rientrano in una delle deroghe Amato. Conservando i suddetti requisiti anagrafici, tali lavoratori potrebbero andare in pensione con soli 15 anni di contributi se rientrano in una delle 3 deroghe. La prima deroga si applica a chi certifica 15 anni di contributi versati prima del 1992, ossia 780 settimane.
La seconda deroga prevede l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari entro il 24 dicembre 1992. Ultima possibilità si riserva a chi possiede almeno 25 anni di anzianità contributiva. Di questo montante 15 anni devono essere di contributi effettivi da lavoro dipendente e almeno 10 anni di lavoro discontinuo. La discontinuità si considera tale se il periodo di lavoro è inferiore alle 52 settimane per ogni anno.
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