Il Regno Unito rischia seriamente di essere la vera vittima dell’inflazione tra tutti i paesi occidentali. E le conseguenze, per la sua economia e i suoi standard di vita, potrebbero essere pesantissime. L’allarme è stato lanciato la scorsa settimana dalla Bank of England, il cui board ha deciso di aumentare i tassi d’interesse di 50 punti base, portandoli all’1,75%, nel tentativo di mettere un freno alla recrudescenza inflazionistica in corso, dopo che le ultime previsioni sul tasso di inflazione prevedono un aumento dei prezzi che potrebbe toccare il +13,0% per la fine dell’anno. Un aumento a doppia cifra, causato principalmente dai problemi sulle forniture di gas dovute alla guerra in Ucraina, che spaventa tutti: dai politici ai policy-maker, dalle famiglie alle imprese.
Sulle orme della FED e della BCE
La Banca centrale di Londra ha così deciso di seguire la
Federal Reserve e la Banca Centrale Europea nel loro approccio restrittivo alla politica monetaria. Il problema è che, con un tasso di inflazione che si prospetta essere nettamente più alto di quello di Stati Uniti ed Eurozona, la stance di politica monetaria della BoE dovrà essere ristretta ancora di più rispetto a quella delle due altre aree macroeconomiche occidentali. Le prospettive economiche sono, infatti, molto peggiori di quelle di Washington e Bruxelles, con le famiglie britanniche molto più esposte agli shock energetici e sempre soggette alla spada di Damocle delle conseguenze avverse della Brexit, che ancora non si riescono a quantificare.
Verso un rallentamento dell’economia
La BoE ha previsto che l’economia del Regno Unito entrerà presto in recessione, con il PIL stimato in diminuzione del -1,5% nel 2023. Un risultato disastroso, se comparato con quello degli Stati Uniti, previsto in crescita del +1,5%, e con quello dell’eurozona, che dovrebbe aumentare del +1,7%. Il governatore Bailey, nella conferenza stampa che ha accompagnato le decisioni del Board, ha dichiarato che inflazione e recessione sono il conto salato che il Regno Unito dovrà pagare per la guerra in Ucraina.
L’inflazione potrebbe pesare nelle prossime decisioni elettorali
Conto che soprattutto le famiglie dovranno accollarsi, se si considera che il loro reddito, al netto delle tasse, è previsto contrarsi addirittura del -5,0%, la peggior contrazione registrata dagli anni ’60. Della situazione economica potrebbe risentirne negativamente anche la sterlina, con il rischio che un pound debole possa produrre l’ulteriore effetto collaterale di aumentare i costi legati all’inflazione importata da USA e Europa.
La BoE si trova quindi di fronte al dilemma se impegnare tutto il suo sforzo per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2,0%, attraverso una “doccia fredda” sui tassi d’interesse, anche a costo di provocare una pesante recessione, oppure accettare di far convivere il Regno Unito con prezzi sistematicamente più alti nel tentativo di salvaguardare la crescita.
Non sarà una scelta facile, in un paese già pesantemente colpito prima dalla Brexit e poi da una pesantissima guerra internazionale. Senza dimenticare il fragile contesto politico che si è venuto a creare dopo la caduta del governo
Johnson. Anche l’inflazione potrebbe pesare nelle prossime decisioni elettorali dei già delusi cittadini britannici.
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