Non possiamo negare che il suo nome si lega a quello del papà. Un talento troppo dirompente per cui al fianco chiunque rischia di rimanere un po’ in ombra. E così è per la vita di Liliana De Curtis, figlia unica del Principe della risata venuta a mancare nella giornata di ieri all’età di 89 anni. Napoletana nell’anima, nasce a Roma e spessissimo si reca nella città partenopea. Pare che il papà non voleva che recitasse, sebbene pare fosse la sua grande passione. Infatti, avrà pochi spazi, piccoli sipari. Per Rai Tre cura un documentario dal titolo «Io lo conoscevo bene». Nel 1940 ha un piccolo ruolo nel film «San Giovanni decollato. Collabora diverse volte a teatro con Antonio Miele e col quale scrive insieme a Matilde Amorosi il libro «Ogni limite ha una pazienza».
In vita
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Liliana De Curtis è l’unica scheggia del grande Totò e soffre in modo indicibile la morte della figlia Diana nel 2011. Una lunga malattia e poi la fine. Il dolore più grande che si possa riservare ad una mamma. Chi la conosce dice fosse una persona molto autentica, testarda e audace. Combattiva e coerente tra il suo essere durante le apparizioni pubbliche e la vita privata. In questo diversa dal papà che paradossalmente pare fosse persona molto triste fuori dalla scena. Un’eredità paterna molto difficile, un onore e un onere per la complessità della personalità di Totò, attore che non fa mai mistero del grande amore per la figlia Liliana.
Liliana De Curtis è l’unica scheggia che riporta alla memoria il grande Totò, Principe immortale della risata
Spesso ospite di alcuni programmi televisivi dove testimonia le peculiarità del grande Totò, Liliana muore con un desiderio che ancora non si realizza. Un Museo in cui custodire la memoria di Antonio De Curtis, progetto imbrigliato in lunghi e macchinosi grovigli burocratici. La donna Liliana è sempre gioviale e non mostra mai fastidio per le manifestazioni di affetto popolare. Chi la vede in vita testimonia che non nega mai un autografo.
Il ricordo di Totò
Inevitabilmente, Liliana De Curtis è l’ultima scheggia del papà che ci fa piombare nella memoria di una celebre intervista del grande Totò ad Oriana Fallaci. «La felicità, signora mia, è fatta di attimi di dimenticanza». E ancora, «Io non rido, sorrido. E anche quello, raramente. Sorrido a Lei, per esempio, perché è una donna: non si può mica parlare a una donna con il musone. Però, vede non è esatto nemmeno dire che io sia triste. Son calmo, privo di ansia. Io l’ansia non la conosco. Deve influire, in questo, il mio residuo di sangue orientale, bizantino. Non so…». E nella stessa intervista dice di amare la notte perché è «silenzio» ed «eleganza». Un maestro di ogni tempo.
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