Licenziamenti possibili a gennaio 2021 con tassa a carico dei datori di lavoro

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I licenziamenti torneranno nel 2021, probabilmente a fine gennaio. Ma i datori di lavoro potranno effettuarli solo pagando una tassa. È la novità del giorno che il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli dovrebbe illustrare oggi alle parti sociali.

Sono stati convocati sindacati e Confindustria per due incontri. Il Ministro ha escluso che il blocco di licenziamenti rinnovato con il decreto di agosto possa essere prorogato per il prossimo anno. Ma il dibattito è ancora aperto fra Governo e sindacati. Secondo il leader della CISL, Maurizio Landini, bisogna invece tirare fino al 21 marzo, perché la crisi sociale è dietro l’angolo.

La novità della tassa, circolata nella giornata di ieri, sta già alimentando critiche e tensioni dall’una e dall’altra parte. Vediamo le prime anticipazioni su questo provvedimento con l’ufficio studi Lavoro e Diritti di ProiezionidiBorsa.

E ora spunta la novità della tassa per la formazione

Licenziamenti possibili a gennaio 2021 con tassa a carico dei datori di lavoro. Le prime lettere di rescissione dei contratti partiranno probabilmente ai primi di gennaio. Ma gli effetti si vedranno non prima delle fine del mese.

Si partirà probabilmente con i licenziamenti individuali, ma con una novità. Riguarderebbe la tassa che i datori di lavoro dovrebbero essere costretti a pagare. Le somme finiranno in un fondo dedicato alla formazione dei lavoratori, per il loro ricollocamento. Si tratta di un fondo già esistente, dedicato alle politiche attive.

I licenziamenti individuali potrebbero scattare garantendo sicuramente la copertura con ammortizzatori sociali quali la Naspi.

Le ipotesi previste

Licenziamenti possibili a gennaio 2021 con tassa a carico dei datori di lavoro. Attualmente sono bloccati i licenziamenti collettivi per giustificato motivo oggettivo, per motivazioni economiche. E non sono autorizzati per aziende che accedono agli ammortizzatori sociali.

Ma sono possibili i licenziamenti per le imprese che hanno cessato l’attività. E anche per quelle che sono fallite senza previsione dell’esercizio provvisorio.

Si può licenziare anche quando ci sono in essere accordi collettivi aziendali. Devono essere stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale.

Il blocco dei licenziamenti non si applica anche nel caso in cui l’azienda invochi la giusta causa o il giustificato motivo soggettivo. Si tratta di licenziamenti che scattano a seguito di reiterate misure di carattere disciplinare nei confronti di lavoratori dell’azienda.

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