L’Etiopia ha chiesto l’adesione al gruppo Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). L’Etiopia, con i suoi circa 120 milioni di abitanti, è il secondo paese più popoloso del continente africano. Al momento vanta uno dei tassi di crescita più alti d’Africa. Addis Abeba deve però fare i conti con un alto tasso di inflazione. L’aumento costante dei prezzi al consumo potrebbe costituire un freno al suo attuale sviluppo. L’Etiopia è in marcia di avvicinamento verso il gruppo Brics.
L’Etiopia nello scacchiere africano
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La rilevanza geopolitica dell’Etiopia nello scacchiere africano è di primaria importanza, poiché ospita la sede dell’Unione africana. Anche la sua posizione tra Africa mediterranea, Sahel e zona del Corno d’Africa, contigua al Mar Rosso, riveste importanza strategica. A ciò si aggiunga la notevole presenza di minerali strategici nel sottosuolo etiope che attrae le potenze manifatturiere per la realizzazione di manufatti di alta tecnologia. Negli ultimi tempi, l’Etiopia si è cimentata con la liberalizzazione di alcuni mercati, come quello della telefonia (con l’ingresso della Safaricom nel mercato delle telecomunicazioni). Addis Abeba ha inoltre aperto l’accesso al mercato bancario ad istituti esteri. D’altra parte i conflitti interni nel Tigray, che hanno distrutto le infrastrutture; e la pandemia di COVID-19, che ha bloccato gli investimenti esteri, hanno catapultato il Paese indietro di 20 anni, in una spirale che ha portato l’inflazione su livelli preoccupanti (40% al mese).
L’Africa è un obiettivo per la Cina
Se l’accesso di Addis Abeba ai Brics si completasse, sarebbe un bel colpo per questo blocco di paesi, che si pone come antagonista dell’Occidente. Soprattutto lo sarebbe per la Cina, che sembra essere al momento uno dei maggiori sponsor per l’ingresso dell’Etiopia in questo gruppo. Tra gli interessi di Pechino vi è quello di prolungare le cosiddette vie della seta fin nel Corno d’Africa, per mettere le mani sulle riserve minerarie etiopi e magari, in un secondo momento, provare ad installare basi militari permanenti.
Ancora una volta sembra che l’attrattore fondamentale dietro la richiesta di membership dell’Etiopia sia la New Development Bank, detta informalmente la Banca dei Brics. Essa è vista come una valida alternativa alle istituzione di matrice occidentale, come la Banca mondiale o il Fondo monetario internazionale, soprattutto da parte di quei paesi in via di sviluppo che fanno fatica ad accedere al credito bancario globale.
L’Etiopia è in marcia di avvicinamento verso il gruppo Brics. Un percorso accidentato
Occorre però ricordare anche le difficoltà che attraversano l’Etiopia, dove gli scontri bellici con la provincia indipendentista del Tigrai si sono conclusi solo da pochi mesi. Il conflitto interno con la provincia settentrionale ribelli ha lasciato sul campo oltre 600.000 vittime, stando alle più attendibili stime, oltre ad una massa di rifugiati che supera la cifra dei due milioni di individui. Ma la situazione non è certo tranquilla nel paese, visto che di recente le truppe governative si sono scontrate con alcune milizie facenti capo a clan etnico-tribali interni.
Vanno inoltre registrati latenti conflitti geopolitici tra l’Etiopia ed alcuni dei suoi vicini più prossimi: Eritrea, Sudan ed Egitto sopra gli altri. In particolare, con quest’ultimo paese è in corso da anni una feroce disputa per le risorse idriche del fiume Nilo, che potrebbe condurre ad una vera e propria guerra dell’acqua tra questi Stati. La costruzione di una grande diga da parte degli etiopi sul Nilo azzurro, a monte del tratto egiziano, non è stata affatto gradita dal Cairo che teme di perdere il controllo di vaste risorse idriche, con ricadute sociali ed economiche notevoli.
L’Africa in fermento
Del resto, va rammentato che lo stesso Egitto, lo scorso mese di giugno, ha presentato richiesta di accesso al gruppo Brics. Se nei prossimi mesi all’ingresso dell’Etiopia si aggiungesse quello dell’Egitto, ciò costituirebbe un problema per questo blocco, cui si andrebbero ad aggiungere ulteriori elementi divisivi, rispetto a quelli già esistenti. Il blocco Brics è infatti tutt’altro che un gruppo geopoliticamente compatto e coeso, configurandosi piuttosto come una narrazione utile alla propaganda antioccidentale.
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