Dal 1° gennaio 2023 scatta la rivalutazione delle pensioni al 7,3%. Una perequazione molto alta, come non si era mai vista negli ultimi anni, che porterà un corposo aumento a tutti i trattamenti pensionistici. Quello maggiore lo avranno le pensioni minime che avranno una rivalutazione al 120%. Questo in attesa che, entro la fine della legislatura, il loro importo diventi dei 1.000 euro minimi promessi.
Perequazioni delle pensioni in arrivo con il nuovo anno. Anche se un piccolo anticipo i pensionati con redditi medio-bassi lo hanno già avuto ad ottobre. In quel mese, infatti, è stato previsto un anticipo del 2% della perequazione delle pensioni. In attesa di quella di gennaio, certamente più corposa. Ma a godere maggiormente degli aumenti saranno le minime. Le pensioni minime potrebbero salire da 572 a 600 euro, anche se sembra più probabile che l’aumento si fermi a un importo inferiore.
La perequazione è iniziata a ottobre
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Con l’aumento del costo della vita degli ultimi mesi, il Governo ha voluto anticipare la rivalutazione delle pensioni. Forse anche per permettere ai pensionati di trascorrere il Natale con una maggiore serenità. E così dal mese di ottobre ha previsto un anticipo della rivalutazione di gennaio. Ma solo del 2%.
Una sorta di acconto sull’aumento spettante a inizio 2023 di cui i pensionati hanno potuto giovare nell’ultimo trimestre dell’anno.
La rivalutazione di gennaio favorisce le pensioni minime
Ovviamente i pensionati integrati al minimo sono quelli che possono permettersi di meno. Vivono con una pensione davvero bassa e molto spesso non possono provvedere neanche a curare la propria salute. E proprio per questo il Governo Meloni ha deciso di favorire questa categoria nella rivalutazione della pensione.
In linea generale spetta una perequazione del 7,3% sulle pensioni con importo fino a 2.100 euro. Per quelle con importo superiore la rivalutazione non è al 100%, ma in percentuale più bassa. Ma per le pensioni minime si pensa addirittura a una percentuale più alta.
Le pensioni minime potrebbero salire da 572 a 600 euro, ma l’importo finale potrebbe essere più basso
Nel 2022 la pensione minima ha avuto un importo di 525 euro. Con una rivalutazione del 7,3% l’importo arriverebbe a 563 euro. Ma il Governo ha stabilito che per le pensioni integrate al minimo la perequazione sia del 120% e, di fatto, l’aumento dovrebbe essere dell’8,7%. Portando l’importo mensile a circa 572 euro.
Ma c’è chi punta a portarlo, già dal prossimo anno, a 600 euro, per avvicinarsi un pò di più all’obiettivo dei 1.000 euro da raggiungere a fine legislatura. E si era parlato di questo importo aggiuntivo solo per pensionati con ISEE sotto una determinata soglia. E solo per gli over 75.
Ma sembra che le risorse non siano sufficienti per garantire in questi casi specifici i 600 euro mensili preventivati. E la cifra mensile a cui si potrebbe giungere potrebbe essere più bassa. Proprio in queste ore, infatti, si sta ragionando su un innalzamento a 590 euro mensili. Ma i tecnici sembrano essere scettici anche su questo importo che, a quanto sembra, non rientrerebbe nelle coperture stanziate.