In materia di riforma delle pensioni gli scenari possibili per il 2023 sono sempre tanti, anche se di dubbia fattibilità. Ci sono almeno due condizioni che ostacolano l’operato dell’Esecutivo in questa direzione. Prima di tutto i tempi ristretti, dal momento che gli incontri tra Governo e sindacati sono ancora fermi al palo, e sta per arrivare la pausa estiva dei lavori parlamentari.
L’altro fattore discriminante invece è economico dal momento che le dotazioni del Governo in materia pensionistica sono sempre limitate e collegate ai diktat della UE che vuole parsimonia in materia di spesa pubblica. Resta il fatto che ci sono alcune misure su cui si discute e che produrrebbero molteplici sconti in materia previdenziale per i lavoratori.
Le pensioni con gli sconti per questi lavoratori e per le donne con la nuova Quota 41 su cui lavora il Governo
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Della Quota 41 per tutti si parla da tempo. La Quota 41 infatti consentirebbe di uscire senza limiti di età dal lavoro come accade oggi con la pensione anticipata ordinaria. E si tratterebbe di uno sconto non indifferente, perché per gli uomini si passerebbe dai 42 anni 10 mesi di contributi versati a 41.
Sarebbero 22 mesi in meno di lavoro coperto da contribuzione. Per le donne, che possono andare in pensione senza limiti di età con 41 anni e 10 mesi di contributi, lo sconto sarebbe di 10 mesi. Le variabili di questa ipotetica misura sono due. Una prestazione neutra, cioè priva di penalità, con il lavoratore che prenderebbe la pensione effettivamente spettante, in base ai contributi versati e all’epoca dei versamenti. L’alternativa sarebbe il calcolo contributivo, per tutti e senza differenze.
Gli sconti sui contributi per le lavoratrici madri
Il calcolo retributivo come si sa è migliore rispetto al calcolo contributivo. Il primo è basato sulle ultime retribuzioni mentre il secondo sul montante contributivo. Chi ha versato 18 o più anni di contributi fino al 31 dicembre 1995, ha diritto al vantaggio del retributivo fino al 2012. Chi non ha questa corposa carriera invece, ha questo vantaggio fino al 1° gennaio 1996. Evidente che il penalizzato è colui che rientra nella prima fattispecie. Se nel 2023 la Quota 41 per tutti entrerà davvero nel sistema, con l’obbligo del ricalcolo contributivo, ecco che i primi subirebbero davvero un netto taglio di pensione per solo due anni di lavoro in meno.
E per le donne è ancora peggio visto che lo sconto sarebbe di soli 10 mesi, cioè da 41,10 a 41 anni di contributi versati. Per le donne però, la riforma potrebbe riservare qualcosa di buono. Ci sono voci che sottolineano la volontà di qualcuno all’interno della maggioranza del Governo, che spinge verso lo sconto per le lavoratrici madri. In pratica, si tratterebbe di mandare in pensione prima le lavoratrici, riducendo i 41 anni di contributi con Bonus per ogni figlio avuto. Per le donne le pensioni con gli sconti diventerebbero realtà.
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