Quali sono le misure per i lavoratori nel Decreto Rilancio?
Manca poco tempo ormai all’emanazione del provvedimento con cui il Governo si appresta a comunicare ai cittadini l’adozione delle misure economiche relative alla Fase 2. Il provvedimento è atteso in quanto con esso, nella prospettiva di rispondere alle esigenze di un’Italia in crisi, dovrebbero essere ampliate o confermate le misure pregresse. Infatti, il paese si è dovuto fermare per lungo tempo a causa dell’emergenza da Covid-19, con conseguenti gravissimi danni per l’economia. Il nuovo decreto legge, inoltre, da Decreto Cura Italia verrà ribattezzato con il nome: Decreto Rilancio.
Esso sarebbe dovuto essere emesso ad aprile ma per le evidenti difficoltà connesse alla pandemia e ai finanziamenti a livello Ue, è slittato a maggio. Le nuove misure saranno adottate per fronteggiare la crisi e serviranno a promuovere la ripartenza del paese. In campo ci sarebbero 55 miliardi di euro ma non c’è concordia tra le forze politiche su come utilizzare e verso cosa indirizzare queste risorse. In attesa del provvedimento definitivo, quindi, ciò che trapela dalla bozza recentemente circolata sono diverse misure per il rilancio dell’economia italiana. Inoltre, ve ne sono a sostegno di famiglie, imprese, lavoratori e professionisti. Esse, però, come anticipato, potrebbero essere soggette a modifiche, in virtù del parere della Ragioneria.
Misure per i lavoratori in Cassa Integrazione
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Per quanto riguarda la Cassa integrazione, innanzitutto, si pensa di introdurre un meccanismo semplificato di Cassa Integrazione in deroga. Oltre alla necessaria semplificazione, dovrebbe giungere una proroga del trattamento già previsto dal primo decreto. L’idea sarebbe quella di aggiungere ulteriori 9 settimane al periodo già previsto. Si vogliono incrementare, inoltre, le risorse destinate al sostegno al reddito delle famiglie, con diversificati meccanismi di supporto e sgravio.
Parallelamente, il D.L. dovrebbe ampliare il periodo durante il quale sono preclusi i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo. Per le procedure pendenti, poi, i termini verrebbero sospesi per 5 mesi, anziché i 60 giorni previsti dal Decreto Cura Italia. Altra misura consisterebbe nella possibilità per il datore di lavoro di revocare l’eventuale licenziamento, purché faccia richiesta di cassa integrazione salariale in deroga. Probabilmente, vi sarà anche la proroga della Naspi per due mesi per chi ha l’indennità in scadenza.