Il cosiddetto “morso da zecca” generalmente avviene durante i mesi primaverili ed estivi allorchè le zecche escono dal letargo invernale alla ricerca di un ospite da parassitare. Oggi andremo ad illustrare le malattie trasmesse dalle zecche e cosa non fare quando si viene morsi.
Il morso non è di per sé pericoloso per l’uomo. I rischi sanitari dipendono invece, dalla possibilità di contrarre infezioni trasmesse da questi animali in qualità di vettori.
L’eziologia di queste malattie da vettore comprende diversi microrganismi: protozoi, batteri e virus.
Le patologie infettive veicolate da zecche che presentano rilevanza epidemiologica nel nostro Paese sono principalmente:
la meningoencefalite da zecca o Tbe (causata da un virus del genere Flavivirus)
la malattia di Lyme, (causata dal batterio del genere Borrelia)
la rickettsiosi (Febbre bottonosa del Mediterraneo da Rickettsia conori)
la tularemia (dovuta al batterio Francisella Tularensis)
La maggior parte di queste malattie può essere diagnosticata esclusivamente sul piano clinico. Di solito possono essere curate con una adeguata terapia antibiotica ma raramente (fino al 5% dei casi) e in soggetti anziani o bambini queste infezioni possono essere pericolose per la vita.
Le malattie trasmesse dalle zecche e cosa non fare quando si viene morsi
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Esistono alcune precauzioni per ridurre significativamente la possibilità di venire a contatto con le zecche, o perlomeno per individuarle rapidamente, prima che possano trasmettere una malattia.
In primis evitare di toccare l’erba lungo il margine dei sentieri, e nelle zone in cui è alta cercare di prestare la debita attenzione. Sarebbe opportuno indossare abiti chiari per rendere più facile l’individuazione delle zecche e coprire le estremità inferiori, utilizzando pantaloni lunghi e stivali così come un cappello. Al termine dell’escursione, si consiglia di spazzolare gli indumenti prima di portarli all’interno delle abitazioni. Successivamente effettuare un attento esame visivo e tattile della propria pelle, dei propri indumenti e rimuovere le zecche eventualmente presenti. Le zecche tendono a localizzarsi preferibilmente sulla testa, sul collo, dietro le ginocchia, sui fianchi
Se individuate sulla pelle, le zecche andrebbero rimosse quanto prima in quanto la probabilità di contrarre un’infezione è direttamente proporzionale alla durata della permanenza del parassita sull’ospite. Infatti, solo dopo un certo periodo (alcune ore) in cui è saldamente ancorata per alimentarsi, la zecca rigurgita parte del pasto, inoculando nel sangue dell’ospite eventuali patogeni. Bisogna comunque tenere presente che solo una percentuale di individui è portatore di infezione.
Rimozione
Cosa non fare:
Non utilizzare mai per rimuovere la zecca: alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi. Nemmeno oggetti arroventati, fiammiferi o sigarette per evitare che la sofferenza indotta possa provocare il rigurgito di materiale infetto.
Cosa fare:
La zecca deve essere afferrata con una pinzetta a punte sottili, il più possibile vicino alla superficie della pelle. Poi deve essere rimossa tirando dolcemente cercando di imprimere un leggero movimento di rotazione. Attualmente si possono trovare in commercio degli specifici estrattori che permettono di rimuovere la zecca con un movimento rotatorio durante la rimozione.
È fondamentale prestare la massima attenzione a non schiacciare il corpo della zecca. Per evitare il rigurgito che aumenterebbe la possibilità di trasmissione di agenti patogeni disinfettare la cute prima e dopo la rimozione della zecca con un disinfettante non colorato. Dopo l’estrazione della zecca sono indicate la disinfezione della zona evitando i disinfettanti che colorano la cute. Non usare ad esempio la tintura di iodio, evitare di toccare a mani nude la zecca nel tentativo di rimuoverla. Le mani devono essere protette con guanti e poi lavate.
Spesso il rostro rimane all’interno della cute: in questo caso deve essere estratto con un ago sterile. Inoltre può essere utile annotare la data di rimozione e osservare la comparsa di eventuali segni di infezione nei successivi 30-40 giorni per individuare la comparsa di eventuali segni e sintomi di infezione.
Rivolgersi sempre e comunque al proprio medico curante nel caso si noti un alone rossastro che tende ad allargarsi oppure febbre, mal di testa, debolezza, dolori alle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi.
È vivamente sconsigliato l’assunzione di antibiotici se non dietro preventivo consiglio medico, al fine di evitare possibili mascheramenti della sintomatologia.