Le inquietudini che non fanno dormire

coronavirus

C’è voglia di ripartenza ma i timori del virus aleggiano tra gli italiani. Le inquietudini che non fanno dormire sono economiche e sociali. Uno stato di agitazione crescente tra i cittadini che hanno risposto ad un sondaggio dell’Istituto Demopolis. A fine marzo la preoccupazione dell’impatto del coronavirus sull’economia era al 56%, qualche mese dopo il dato è cresciuto al 68%.

La paura dopo la ripartenza

Gli italiani vorrebbero soldi in fretta , fino ad oggi del decreto Rilancio si percepisce effettivamente ben poco. Nelle settimane scorse gli annunci erano stati accolti con maggiori favori. Con il trascorrere dei giorni la speranza si assottiglia e le scelte operate dal Governo appaiono complesse e incerte. Per 4 italiani su 10 intervistati gli interventi da mettere in campo erano ben altri: strutturali e strategie di crescita rispetto a sussidi e contributi a pioggia.

Favorevoli alla riapertura

Con l’apertura dei negozi i cittadini sono ritornati alle vecchie abitudini frequentando parrucchieri, barbieri, bar. Si è ancora restii, invece, ad andare nei centri commerciali, ristoranti e pizzerie.

La paura dal 3 giugno

Manca davvero poco all’apertura dei confini regionali. Dal 4 giugno ci potremo spostare da una regione all’altra. Molti degli intervistati sono preoccupati della mobilità dalle regioni che hanno ancora un livello di contagio alto e che si possa estendere di nuovo.

Dove andremo in vacanza

Oggi non c’è voglia di andare in vacanza per 4 italiani su 10. Per chi è già proiettato alle spiagge e a stendersi al sole lo farà in Italia. Solo una minima parte degli intervistati si spingerà all’estero. Sulla scelta di dove andare in vacanza pesa la situazione economica. Il bonus vacanza servirà a ben poco per incentivare ad andare nelle località turistiche italiane.

La sanità

La paura del coronavirus è viva. I cittadini chiedono al Governo e alle Regioni forti investimenti nella sanità pubblica e nella medicina territoriale. Per paura di contrarre il virus molti hanno  rinviato o rinunciato ad effettuare accertamenti diagnostici o visite specialistiche.

Come sono cambiate le spese

Quasi la metà degli intervistati ha ridotto le spese per risparmiare ma anche perché sono diminuite le occasioni di acquisto.

Le inquietudini che non fanno dormire restano ma c’è uno scatto di orgoglio. Un quinto degli intervistati spera nella normalità a breve. I pessimisti dicono che ci vorrà più tempo e tutto passa per il vaccino in modo da debellarci da questo male.

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