Alzi la mani chi da giorni non è lì ad attendere in un intervento delle Banche centrali a sostegno dei mercati finanziari. Magari ci scappa un QE, un LTRO, o altro di simile per intenderci, ma tutti lì ad attendere. Di certo una loro arma è spuntata, ossia il caro tasso d’interesse: al riguardo vantano un margine di manovra che oscilla infatti tra il niente e il quasi-niente (di riflesso, chiedete al Bund tedesco, per esempio, che mediamente oggi rende un meno zerovirgolaequalcosa, oltre alle spese bancarie). Quali dunque le eventuali mosse delle Banche centrali?
Inquadriamo la faccenda
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Il precedente più imminente e a tratti più spendibile per un raffronto è quello con la Sars, anni 2002-2003. In comune abbiamo il fatto che il grosso del fenomeno nacque in Cina e che i problemi erano legati alle vie respiratorie. Di diverso c’è invece tanto: la portata geografica della diffusione (il novero degli Stati coinvolti è stavolta davvero tanto) e soprattutto la triste contabilità dei contagiati-decessi. Siamo ahimè ben oltre. Torniamo alle possibili mosse delle Banche centrali e traiamo allora una prima (giustificata) aspettativa. Un loro intervento non potrebbe che essere su scala globale, ossia una manovra se non congiunta almeno concordata a livello macro tra le tre banche centrali FED-BCE-BOJ (ma anche quella cinese) data appunto la scala di diffusione del Covid-19.
Politica monetaria contro politica di bilancio.
Vi è poi un’altra grande differenza tra i due eventi: il coronavirus ha colpito anche l’offerta (ossia le fabbriche che producono, gli uffici che erogano servizi) portandola perlomeno a ridimensionarsi (o a chiudere proprio: si pensi alla filiera dello sport al chiuso nelle regioni padane). Anche la domanda ne è stata avvolta, ma se ad es. il mondo domanda computer e molte fasi di produzione sono dislocate nella Cina off-limits, che si può fare?
Ecco allora perché – come già detto in su altri articoli– questa volta il pallino del gioco passa più per le mani del legislatore e non del banchiere.
Cosa ci possiamo attendere
Se gli economisti invocano lo Stato nazionale, i monetaristi dal canto loro non sono da meno e attendono interventi shock dalle Autorità competenti. Quali allora le eventuali mosse delle Banche centrali? Cosa potrebbero fare e come agire?
Per quelle che lo possono ancora manovrare, sforbiciate pesanti sul tasso d’interesse. Sosterrebbe la domanda, quindi le aziende che producono. Inevitabilmente, tutti i titoli industriali, o legati al largo consumo, o comunque ciclici, per intenderci, ne gioverebbero (almeno per un respiro di breve periodo).
Le Banche di contro ne potrebbero soffrire per la riduzione dei loro margini. Ma il vero asso nella manica sarebbe l’acquisto diretto di titoli azionari direttamente da parte delle Banche centrali. Il sogno di tutti noi, diciamolo pure, non previsto nelle loro missioni principali, ma un tema comunque affrontato dalle stesse Istituzioni in passato, nel post-Lehman, quando i titoli colavano a picco. In queste settimane la situazione dei mercati azionari è degenerata: laddove anche stavolta il peggio non dovesse arrestarsi non sarebbe poi surreale adottare misure in tal senso. Oltretutto lo si farebbe a seguito di uno shock esogeno (coronavirus) e non già per rimediare a maquillage finanziari creati a tavolino dall’uomo (i subprime).
Staremo a vedere.