Se in questo periodo o in futuro avremo la possibilità di fare un colloquio di lavoro, è bene non farsi prendere alla sprovvista. Avevamo già parlato in precedenza dei 5 consigli vincenti per avere successo ad un colloquio di lavoro, ma le cose da sapere non sono mai abbastanza ed è bene essere preparati a tutto.
Un colloquio conoscitivo, infatti, si basa su domande le cui risposte dovranno essere brevi, semplici e abbastanza convincenti, tanto da farci assumere. Ecco, quindi, che oggi proponiamo dei prototipi tra le domande più gettonate ai colloqui.
Le domande che potrebbero porci durante il colloquio di lavoro, come farsi trovare preparati
Indice dei contenuti
È bene capire quali informazioni potrebbero richiederci, quali sono per noi ottime carte da giocare e quali, invece, sono del tutto superflue.
Solitamente, le domande più gettonate durante i colloqui-interviste conoscitivi riguardano strettamente noi, la nostra istruzione, l’esperienza lavorativa pregressa e le nostre attitudini.
Il datore di lavoro potrebbe iniziare a rompere il ghiaccio chiedendoci: “parlami di te”. A quel punto non facciamoci prendere dal panico. Leggendo questa mini guida, infatti, saremo pronti per la risposta, conoscendo le domande che potrebbero porci durante il colloquio di lavoro e come farsi trovare preparati.
A seconda del lavoro per cui ci stiamo candidando, quindi, decideremo se è opportuno dilungarci su certi aspetti piuttosto che su altri. Per esempio, utile potrebbe essere parlare di esperienze pregresse, competenze acquisite, ma anche hobby che dimostrano una passione reale verso ciò che si ha di fronte. L’importante è tenere a mente che bisogna rimanere sempre professionali e non sforare mai questo limite per non risultare eccessivi.
Se invece ci chiedessero “cosa ti piace fare nel tuo tempo libero?”, “come ti auto motivi?”, “preferisci iniziare o completare un progetto?”, probabilmente stanno tentando di capire quale ruolo sarebbe più adatto a noi. Non è strano, infatti, che i datori di lavoro cerchino di capire quale ruolo assegnare ai candidati a seconda delle loro qualità.
Quali sono le informazioni non necessarie?
A questa domanda risponde prontamente la executive coach esperta in carriera lavorativa Jane Ferré. La dottoressa Ferré, infatti, sostiene che, per creare un punto di incontro tra datore e candidato, è opportuno giocare bene tutte le nostre carte a disposizione, ma senza scadere nel superfluo.
Non bisogna infatti sentirsi obbligati a scendere nel dettaglio sulla sfera della nostra vita privata. Al contrario, enfatizzare passioni e inclinazioni che ci appartengono e che possano essere più affini al lavoro a cui ci stiamo candidando. Non sarà dunque necessario specificare se si hanno figli, si è coniugati o che religione professiamo, elementi che per la tutela del lavoratore non devono essere influenti sulla sua posizione.
Infine, preparare mentalmente delle possibili risposte alle domande è molto utile per prepararci e diminuire l’ansia da prestazione, con una sorta di auto training mentale che ci faccia sentire pronti. Preparare possibili risposte e ripeterle in mente, è una buona palestra motivazionale per cercare di essere più fluidi e sicuri delle nostre potenzialità.