Nonostante le timide speranze di un allentamento della morsa russa sull’Ucraina che qualcuno aveva avanzato dopo l’entrata in scena di Israele come intermediario, la guerra continua il suo tragico percorso. Anche sui mercati. Infatti le aperture di oggi hanno registrato ancora passivi molto pesanti sulle Borse europee. Passivi che si vanno a sommare a quelli già registrati venerdì quando, ad esempio, Piazza Affari si rivelava la peggiore tra i listini del Vecchio Continente con un segno meno che superava il 6,4%. Nel mirino degli osservatori anche il settore finanziario particolarmente esposto alle conseguenze delle sanzioni inflitte a Mosca.
Le Borse crollano ancora ma alcuni asset vanno contro corrente
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Ma al di là dell’andamento e delle quotazioni, esistono alcune azioni che si avvantaggiano delle operazioni belliche. Già da prima dello scoppio della guerra, da Berenberg guardavano con favore, per ovvi motivi, al settore della Difesa e a quello aerospaziale.
Settori che, indubbiamente, sfruttano la crescita delle spese militari usate anche solo come deterrente. Nomi come Bae Systems, Chemring e Rheinmetall, avevano rating buy. Successivamente, l’invasione, di fatto, dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca ha creato anche una serie di contraccolpi dettati per lo più da uno scenario estremamente complesso e problematico.
Uno scenario che ha portato con sé anche conseguenze parallele come la decisione, da parte di Berlino, di ridare vita a piani di riarmo. Infatti i vertici politici hanno parlato di stanziamenti di 100 miliardi per riuscire a rafforzare l’esercito tedesco. Una decisione che, qualche giorno fa, ha portato ad un rialzo in Borsa del titolo Leonardo come anche di Finmeccanica. Un beneficio che si è poi esteso a tutto il settore della Difesa in generale. Un esempio sono state le quotazioni di Thales a Parigi e di Rheinmetall a Francoforte.
Le Borse crollano ancora ma le materie prime e gli energetici hanno registrato un rally storico. Rally che continua anche oggi, soprattutto dopo la notizia di un possibile embargo sul petrolio russo. Ecco quindi spiegato quel Brent che è arrivato anche a sfiorare i 126 dollari al barile. Intanto, da parte sua, come prevedibile, anche l’oro ha visto un aumento estremo soprattutto in considerazione della sua natura di bene rifugio. Le ultime quotazioni parlano di un metallo giallo vicino ai 2mila dollari l’oncia.