I superstiti, a prescindere che il deceduto sia un pensionato o un lavoratore, possono percepire un trattamento da parte dell’INPS. In genere molti considerano la pensione di reversibilità come il principale trattamento destinato ai superstiti. L’INPS però oltre alla classica pensione di reversibilità ha diverse prestazioni per i superstiti. È molte di queste sono prestazioni poco conosciute, poco utilizzate e generano errori. Quando si parla di prestazioni INPS per i superstiti non si può non partire da pensione di reversibilità e pensione indiretta. Si tratta di due prestazioni simili come natura, simili come platea di beneficiari, ma che presentano una differenza sostanziale tra loro.
Le 4 domande da presentare all’INPS per vedovi, eredi e parenti di un defunto e quali soldi si possono recuperare dopo il decesso oltre alla pensione ai superstiti
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La pensione di reversibilità infatti è quella prestazione che viene riconosciuta al coniuge, ai figli o ai parenti di un pensionato deceduto. La pensione indiretta invece è quella prestazione che viene riconosciuta agli stessi beneficiari della reversibilità, ma quando il defunto è un lavoratore non ancora pensionato. La reversibilità altro non è che una parte della pensione del defunto, che l’INPS trasferisce ai superstiti. L’INPS verserà la pensione indiretta ai superstiti invece, solo se il deceduto era un lavoratore che:
- aveva maturato 5 anni di contributi versati di cui 3 negli ultimi cinque anni;
- aveva il primo contributo versato almeno 15 anni prima del decesso.
Hanno diritto queste prestazioni i parenti fiscalmente a carico del deceduto e conviventi con lui. Nello specifico i beneficiari possono essere:
- coniuge;
- unito civilmente;
- coniuge separato;
- coniuge divorziato con assegno divorzile;
- figli minorenni;
- figli inabili, studenti fino a 21 anni, universitari fino a 26 anni.
- se defunto privo di coniuge e figli genitori, pensione a genitori, fratelli o sorelle se over 65, senza pensione o invalidi.
La reversibilità e la pensione ai superstiti varia in base al grado di parentela del superstite. In genere il 60% della pensione del defunto diventa la pensione di reversibilità del coniuge, oppure l’80% per coniuge e un figlio. Per genitori e fratelli o sorelle, la reversibilità è pari al 15% a testa. Sia la reversibilità che la pensione indiretta sono cumulabili con altri redditi dei beneficiari. Ma devono essere rispettate delle condizioni. Infatti se il beneficiario supera determinate fasce reddituali (fino a 20.000 euro di reddito complessivo non si rischiano tagli), la reversibilità può ridursi del 25%, del 40% e del 50%.
Le altre prestazioni per i superstiti
Una prestazione poco conosciuta è l’indennità una tantum. Quindi, non solo la pensione ai superstiti, perché le 4 domande da presentare all’INPS possono essere tutte utili. Anche questa è una indennità che l’INPS liquida ai superstiti. Ma solo se il pensionato deceduto aveva una prestazione pensionistica esclusivamente contributiva e se al momento del decesso non ci sono i requisiti per la pensione ai superstiti. L’indennità una tantum come importo è pari all’ammontare mensile dell’assegno sociale per i mesi di contribuzione accreditati al defunto alla data del decesso. Per chi riceve la pensione ai superstiti, questa è completa di ratei maturati e non riscossi. Diverso il caso di quel pensionato che non lascia pensione di reversibilità perché non ha superstiti idonei alla corresponsione da parte dell’INPS. In questo caso occorrerà provvedere alla richiesta dei ratei maturati e non riscossi. Quindi, i ratei di tredicesima e di eventuale quattordicesima.
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