Il consulto di un avvocato è una garanzia importante per i nostri diritti. Tanto più in un sistema giudiziario complesso quale quello italiano, in cui ad una pluralità di procedimenti si accompagnano tempi esageratamente lunghi.
Come tutti i professionisti, però, l’avvocato è pur sempre titolare di un ruolo peculiare nel rapporto contrattuale che stipula con noi. Gli avvocati, infatti, godono di un’asimmetria informativa rispetto ai loro clienti. Ciò significa che il margine di competenza loro richiesta aumenta, proprio in ragione della relativa ignoranza della controparte. Così dovremmo ricordare che grazie al Codice civile ed ai principi del Codice del Consumo, l’avvocato deve risarcire il danno e restituirci i soldi se ci porta in causa senza che ci fosse bisogno.
Il danno dei costi e dei tempi infiniti di una lite
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Alcuni definiscono questa situazione come lite temeraria, ma la definizione dovrebbe ricoprire tutti quegli atti o quelle scelte che, secondo un margine di competenza proprio di un professionista, dovrebbero essere evitati anziché incoraggiati. È questo l’importantissimo lascito dell’ordinanza 34.993 del 2021 della Corte di Cassazione, e le cui conseguenze iniziano oggi ad allargarsi sempre di più in dottrina e nella consapevolezza dei clienti.
Quante volte, infatti, vorremmo sentirci dire che abbiamo tutte le ragioni del Mondo per portare avanti la nostra causa e che smuoveremo mari e monti pur di avere ragione? Senza richiamare l’interesse dell’ordinamento ad evitare un sovraccarico dei procedimenti, questione che causa l’allungamento dei tempi medi della giustizia (cui si cerca di rimediare con l’ufficio del processo), l’interesse tutelato è in primo luogo quello dei clienti stessi.
Se la decisione sulla prosecuzione della lite spetta pur sempre in ultima analisi al cliente, un professionista ha il dovere di mostrare il probabile esito negativo della prospettata lite giudiziaria. La questione semmai potrebbe porsi su come è possibile rendersi conto di aver subito un danno che porta la responsabilità civile e come poter ottenere un risarcimento.
L’avvocato deve risarcire il danno e restituirci i soldi se ci porta in causa senza che ci fosse bisogno
Per fortuna del cliente, l’onere probatorio spetta all’avvocato. Sarà quest’ultimo che dovrà dimostrare di aver impiegato la buona fede e la diligenza necessaria per la conduzione della strategia sulla lite. La motivazione utilizzata dalla ordinanza 34.993 fa riferimento a due principi essenziali del nostro ordinamento: l’articolo 1.176 ed il 2.236 del Codice civile: la diligenza sull’adempimento nel primo caso, che deve essere commisurata sul livello di professionalità della controparte, e la responsabilità del prestatore d’opera intellettuale, che risponde anche per colpa lieve o negligenza, in considerazione della sua maggiore competenza.
L’entità economica del risarcimento sarà commisurata al danno subito, con riferimento ad esempio alle maggiori spese processuali sostenute. Il solo rischio, è che probabilmente avremo bisogno di un ulteriore avvocato per tutelare la nostra posizione. Ben più prudente è, allora, instaurare con il nostro difensore un rapporto fiduciario, informandosi espressamente sulla possibilità di esito delle nostre liti.