Presentiamo come ottenere lavoro carriera e successo con questo percorso scolastico.
Cosa conviene studiare oggi? A metà settembre, quando scuole superiori e Università riprendono a pieni giri, genitori e figli si chiedono cosa studiare oggi per trovare lavoro domani. Niente di più comprensibile considerato che:
a) siamo un paese dall’elevata disoccupazione giovanile (e non solo);
b) l’investimento scolastico, insieme a quello per la casa, è solitamente uno dei più esosi ed impegnativi. In termini di soldi, ma anche di tempo e di energie spese, per i ragazzi e per i genitori.
Se l’interrogativo di partenza è allora giusto, ecco perché parlare di lavoro carriera e successo con questo percorso scolastico è quanto mai attuale.
Lauree e istituti superiori, sono tutti uguali?
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Il punto da cui spesso s’inizia la discussione è se questo o quell’indirizzo conducono al un impiego lavorativo o meno. Di norma i licei (classico e scientifico su tutti) sono quelli più gettonati o suggeriti dai genitori. Così come tra i neo maggiorenni le facoltà ingegneristiche, mediche o economiche vengono percepite come più “cool”. In sintesi, c’è quella tendenza di scindere gli studi tra utili e inutili, come se fosse l’istituto frequentato a fare la differenza. Le cose stanno proprio così?
Perché certi indirizzi “piacciono di più” ad aziende e selezionatori
La domanda è ovviamente retorica, nel senso che il successo scolastico o meno di un figlio non dipende da questo. O, per lo meno, non solo da questo. Oltretutto, se, ad esempio, tutti si iscrivessero al classico o a ingegneria, siamo certi che la disoccupazione sparirebbe all’improvviso? Inevitabilmente, conclusi gli studi, una parte di questi studenti finirebbe per fare lavori che nulla hanno a che vedere col greco o l’analisi matematica. E questo anche in virtù della legge della domanda e dell’offerta. Se ad esempio l’Italia, nei prossimi 5 anni, sfornasse 10 milioni di ingegneri, per farli lavorare tutti sicuramente si dovrebbe far leva sulla retribuzione.
I compensi per questa categoria crollerebbero, mentre potrebbero andare alle stelle le retribuzioni dei carpentieri che implementano quei progetti. Naturale conseguenza di mercato, che si ritroverebbe con eccedenza di un certo profilo professionale ed effetti-rarità sull’altro. Quindi, una professione si ritroverebbe svalutata e l’altra strapagata.
Le abilità spesso più richieste nei colloqui di lavoro
E allora perché nelle inserzioni di lavoro, o comunque nei colloqui di lavoro, spesso vengono sovrappesate certe attitudini scolastiche a scapito di altre? Il motivo c’è, ed è il seguente. I percorsi scolastici scientifici comunicano al selezionatore la possibile abilità di un candidato a impegnarsi e a risolvere problemi in tempi certi. Ad avere un approccio ai problemi di tipo razionale, basato sulla risoluzione di un passaggio alla volta. La possibilità di avere elasticità mentale o comunque, perlomeno, buone conoscenze di natura numerico-quantitativo.
Certe evidenze empiriche
Ora, certe evidenze non le possiamo mica ignorare. Se uno si iscrive a medicina o ingegneria, a un anno dalla laurea sarà, con molta probabilità, già assunto. Non altrettanto può dirsi per altri tipi di laurea, come quelle ad indirizzo umanistico, per esempio. Ma, come detto, non è solo una questione di titolo di studio.
Per il successo e la carriera futura di chi oggi ha 15, o 18 o 22 anni e lotta con le equazioni, o i filosofi greci o le versioni di latino, centra anche altro.
Ma cosa fa davvero la differenza nel mondo del lavoro?
Detta in estrema sintesi, sarà la combinazione, il peso, il quantum e l’incidenza di tre variabili (33%, 33%, 33%) a segnare il futuro lavorativo di uno studente. Si tratta di:
a) DNA. La storia è piena zeppa di casi di leader (politici, aziendali, sportivi, etc) che avevano giurato guerra totale a libri-scuola-studio. Eppure poi sono passati alla storia (appunto) grazie al carisma, al carattere, al loro essere svegli, coincisi e determinati, …vincenti! Ed hanno così creato crateri e voragini tra loro e tanti illustri pluri-laureati;
b) formazione. Qui entra in gioco la famiglia in primis, poi l’accesso alla conoscenza, attraverso la scuola e i libri, anche attraverso le esperienze di vita vissuta. La crescita di un individuo non ha mai fine e il termine formazione ha una portata molto, ma decisamente molto più vasto della sola parola “scuola”. In classe, ad esempio, si va si e no (ma più no) 200 giorni all’anno, part-time. In famiglia, con gli amici, si vive full-time il resto del tempo di cui si dispone;
c) la fortuna. Brutto a dirsi, ma la vita, il successo, la carriera dipendono anche da mille parametri fuori dalla nostra portata. Qui rientrano tutti i fattori avversi o favorevoli che subiamo e che esulano dalla nostra volontà.
Saper leggere due variabili cruciali
Siamo dunque giunti a sciogliere l’arcano. Cosa porta al lavoro, al successo e alla carriera? Certi studi aiutano, vero, ma non sono la soluzione a tutti i problemi. Molto più intelligente (e vincente) è avere allora l’abilità di saper leggere due cose. Uno, cosa chiede il mercato, gli altri vicini o lontani da noi. Secondo, cosa so fare io, o comunque è evidente che come lo risolvo, lo intuisco io, da risultati migliori di come lo fanno invece tanti altri. In tal senso, dunque è importante anche saper riconoscere la propria unicità e metterla a frutto. Detta diversamente, è dall’ottimizzazione di questi due fattori che passa il grosso di quel quesito.
Quindi, più che chiedersi “questa o quella facoltà?”, oppure “meglio il greco o le funzioni matematiche?”, molto meglio porsi un altro interrogativo. Come posso ottimizzare le mie competenze, e dove collocarle, sapendo cosa chiede di più e di meno il mercato? Ecco allora svelata a Voi come ottenere lavoro carriera e successo con questo percorso scolastico.