La crisi economica da un lato e la transizione elettrica dall’altra. Il settore dell’Automotive è giunto alle porte di una autentica rivoluzione. Il passaggio alle auto elettriche al posto di quelle tradizionali a benzina e gasolio è già programmato. E dalla UE pochi giorni fa c’è stata la conferma dello stop alle auto endotermiche a partire dal 2035. Nel frattempo il mercato dell’auto, anche se in risalita rispetto agli ultimi anni, non regge il confronto con i periodi pre pandemia. Ed inevitabili le ricadute sull’industria dell’automobile, soprattutto dal punto di vista occupazionale. E l’Italia è un Paese dove le fabbriche di auto sono uno dei settori trainanti dell’intera economia.
Non fosse altro perché l’Italia è il Paese della FIAT, della Ferrari, dell’Alfa Romeo e della Lancia, marchi storici dell’Automotive. Da quando la FIAT che nel frattempo era diventata FCA (FIAT Chrysler Automobiles), ha completato la fusione dando vita al colosso del settore che è Stallantis, I problemi nelle fabbriche italiane del gruppo sono diventati tanti. E spesso la società ha trovato intese con i sindacati per favorire l’uscita dall’organico dei lavoratori. Parliamo di uscite incentivate, perché si arriva a pagare gli operai purché diano le dimissioni. Ed in questo scenario si incastona una nuova intesa con una nuova politica di incentivi per la riduzione del personale.
Lasciare il lavoro ed essere pagati: ecco le nuove uscite incentivate di Stellantis e dell’ex FIAT per i suoi operai
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Da Pomigliano a Mirafiori, da Melfi a Cassino, non c’è fabbrica italiana riconducibile all’ex FCA che non abbia vissuto negli ultimi anni momenti di grave stallo. Tutto è iniziato con la pandemia e poi con le difficoltà di approvvigionamento della componentistica, soprattutto i semiconduttori o microchip di cui le moderne auto sono stracolme. A questo si aggiungono i problemi derivanti dalla transizione elettrica che impone anche nelle fabbriche un cambio di produzione, con nuove piattaforme e probabilmente con addetti muniti di nuove competenze.
Tra l’altro pare che per costruire una auto elettrica servono meno operai rispetto alle auto tradizionali, almeno stando a quanto si apprende da fonti vicine all’azienda. Ed ecco che Stellantis arriva a pagare i suoi dipendenti purché vadano via. Nuovi incentivi all’esodo che scatteranno il 3 marzo prossimo. E rispetto al passato o agli strumenti statali che consentono di incentivare la fuoriuscita di operai prossimi alla pensione, in Stellantis questi incentivi finiscono anche agli operai più giovani.
I nuovi incentivi all’esodo di Stellantis con il criterio della non opposizione
I nuovi incentivi all’esodo di Stellantis che permettono di lasciare il lavoro ed essere pagati, si differenziano in base all’età del dipendente. Più il dipendente è vicino alla pensione più ottiene dall’azienda. La nuova intesa con le parti sociali ha prodotto uno schema abbastanza definito che gli interessati dovrebbero conoscere. Per chi si trova a 4 anni dalla ipotetica pensione, l’azienda riconoscerà un contributo pari al 90% della retribuzione per i primi 2 anni ed il 70% per i restanti 2. Con copertura di 4 anni di contributi figurativi.
Per gli altri, che sono più lontani dalla pensione, bonus fissi. Invece, per chi ha già compiuto 50 anni, 24 mesi di stipendio e premio di 30.000 euro. Per chi ha una età compresa tra i 45 ed i 50 non ancora compiuti alla data di esodo, 18 mesi di stipendio e sempre 30.000 euro di incentivo extra. Incentivo che scende a 20.000 euro per i più giovani. Nello specifico, 20.000 euro e 12 mesi di stipendio per chi ha una età compresa tra i 40 ed i 45 e 20.000 euro con l’aggiunta di 6 mesi di stipendio per chi ha una età compresa tra i 35 ed i 40 anni. Naturalmente per tutti è garantito anche il corrispettivo per la NASPI spettante.