Con l’aumento dell’età media della popolazione la demenza sarà un problema sempre più diffuso. È per questa ragione che si sta cercando, in tutti i modi, di trovare farmaci o addirittura vaccini che contrastino dette patologie. Molto spesso, lacune e vuoti di memoria vengono interpretati come segni premonitori della demenza ma vediamo quando bisogna preoccuparsi davvero. Anzitutto, occorre distinguere il normale invecchiamento del cervello dalle malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer. Infatti, non sempre dimenticare il nome di qualcuno o dove si è conservato un oggetto rappresenta un segnale indicativo di una patologia. Dunque, bisogna distinguere il fisiologico invecchiamento del cervello dalle malattie neurodegenerative anche se non è sempre semplice.
Lacune e vuoti di memoria vengono interpretati come segni premonitori della demenza ma vediamo quando bisogna preoccuparsi davvero
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Le malattie neurodegenerative comportano la morte delle cellule cerebrali e si possono manifestare in varie forme di demenza. In questi casi, l’età avanzata rappresenta solo uno dei fattori di rischio ma non il fattore determinante e unico. Infatti, vi sono altri segnali di rischio che concorrono all’insorgenza di certe patologie. Si pensi alla ipertensione, alla depressione, al diabete e ai disturbi cardiovascolari. Ma, allora, quando dovremmo davvero preoccuparci? Come possiamo distinguere l’invecchiamento celebrale legato all’età e patologie neurologiche più serie?
Ebbene, il segnale d’allarme dovrebbe scattare quando si riscontrano effettivi cambiamenti che non riguardano la sola sfera cognitiva. Si deve, infatti, trattare di cambiamenti più complessi che coinvolgono anche la sfera affettiva e comportamentale del soggetto. Si pensi ai repentini mutamenti del tono dell’umore, agli stati di ansia, oppure alla difficoltà di risolvere problematiche quotidiane o difficoltà nel linguaggio. Non è dunque, sufficiente solo una lacuna o una dimenticanza, elementi che possono essere normali conseguenze del fisiologico invecchiamento cerebrale.
Quali sono gli strumenti per diagnosticare malattie
Quando segnali pregnanti, come quelli del tipo sopra indicato, si manifestano, allora è meglio procedere con indagini più approfondite. Per diagnosticare malattie come l’Alzheimer, ad esempio, occorre procedere con una corretta anamnesi e una visita neurologica con test neuropsicologici, basati su protocolli internazionali. Inoltre, occorre fare esami strumentali, quali la risonanza magnetica e la PET. Quest’ultima serve a rilevare le alterazioni del cervello. Infine, sussistono altri marcatori quale l’esame del liquor cerebrospinale. Da qui la diagnosi circa la sussistenza della malattia neurodegenerativa.
La scienza, in proposito, ha fatto grandi passi in avanti ed è giunta all’individuazione di alcuni farmaci. Tuttavia, le soluzioni sul tappeto sono finalizzate, principalmente, a tener fronte ai sintomi della malattia. Quindi, oltre alla riabilitazione cognitiva, occorre condurre uno stile di vita sano, allontanando tutte le fonti di stress. Infine, fondamentale è l’attività fisica, ma anche la lettura, la dieta mediterranea ricca di antiossidanti, nonché ascoltare musica e fare cruciverba e conteggi.