L’idea che si possano dimenticare tutti i ricordi di una vita o i volti dei propri cari spaventa molte persone che si avvicinano alla terza età. Al giorno d’oggi sono sempre più i casi in cui si registra un generale declino cognitivo. Per questa ragione le autorità nazionali hanno stabilito l’applicazione di un piano d’intervento tale da contrastare le malattie croniche degenerative come la demenza. In quest’ottica, è importante capire anche in quale direzione si muove la ricerca. Come mostra uno studio scientifico che si è focalizzato sulle abilità motorio-prassiche, la spia della demenza più che nella memoria annebbiata si troverebbe in questo cambiamento corporeo spesso trascurato.
Come accorgersi che il cervello sta andando in tilt
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Notare i mutamenti anche più lievi nelle proprie abilità è fondamentale per capire cosa sta accadendo nel proprio organismo. Relativamente al funzionamento cognitivo, ad esempio, è possibile mettersi alla prova in molti modi. In un precedente approfondimento abbiamo illustrato che sta perdendo memoria e concentrazione chi non riesce a rispondere a queste semplici domande. Parimenti, il cervello sta rallentando e perde colpi in chi sbaglia a leggere un elenco di specifiche parole come spiegato in un ulteriore articolo. In ambito neuropsicologico esistono diversi strumenti per fare diagnosi o individuare deficit di vari genere. Difatti, a meritare un’indagine adeguata non è solo la perdita di memoria, di concentrazione o l’incapacità a ricordare. Alcuni studi mettono in evidenza degli aspetti che interessano proprio le abilità motorio-prassiche nell’individuazione precoce della demenza.
La spia della demenza più che nella memoria annebbiata si troverebbe in questo cambiamento corporeo spesso trascurato
Una review scientifica canadese si è occupata di individuare i cambiamenti nei movimenti corporei che possono indicare un principio di demenza emersi da diversi studi. Nella nota introduttiva gli esperti evidenziano che il declino cognitivo e quello della mobilità siano dei processi che hanno delle correlazioni tra di loro. Spesso infatti accade che questi due eventi coincidano nel loro manifestarsi oppure che addirittura il deterioramento della mobilità preceda quello cognitivo. Analizzando i dati in letteratura scientifica, gli esperti hanno notato che sono almeno 2 i movimenti corporei che si associano a un maggiore rischio di demenza. Si tratta della funzione motoria degli arti superiori e della funzione motoria delle gambe.
In particolare, equilibrio e velocità dell’andatura in soggetti anziani senza malattie neurologiche potevano rappresentare un predittore della malattia degenerativa. Quando l’andatura subisce delle alterazioni quantitative, è possibile che vi sia una significativa associazione con una demenza incipiente. Pertanto, rallentamenti, cambiamenti nella velocità, difficoltà e andatura instabile potrebbe in qualche modo indicare un’associazione con un principio di demenza. Sebbene questi dati meritino ulteriori e futuri approfondimenti, le evidenze scientifiche mostrano l’importanza di studiare anche i mutamenti delle abilità motorio-prassiche negli adulti e anziani.
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