La sorprendente e amata bevanda che potrebbe aiutare a tutelare il cervello dal declino e dall’Alzheimer

caffè

Il nostro regime alimentare potrebbe avere una certa influenza sul prevenire o sul favorire alcune malattie. Per questo è importante comporre la propria dieta in maniera accurata. La cosa migliore è rivolgersi a degli specialisti che possano capire esattamente quali modifiche apportare alla nostra alimentazione per renderla più sana.

Oggi, inoltre, investighiamo su una bevanda che consumiamo quasi tutti in grande quantità e che potrebbe avere degli effetti positivi sul nostro cervello. Scopriremo, insomma, qual è la sorprendente e amata bevanda che potrebbe aiutare a tutelare la nostra mente soprattutto in età avanzata.

Lo studio sulla bevanda

Per approfondire il tema, ci appoggiamo alle ricerche degli esperti. In particolare, oggi  ci riferiamo a uno studio della Edith Cowan University, che si trova in Australia. Questo studio ha messo in relazione la velocità di declino cognitivo con l’assunzione di caffè, forse la più popolare di tutte le bevande.

Lo studio si è basato sul consumo abituale di caffè in 227 anziani scelti come partecipanti alla ricerca. Per 126 mesi, ovvero oltre 10 anni, è stato monitorato il percorso cognitivo di queste persone e allo stesso tempo il loro consumo abituale di caffè.

In questo modo, i ricercatori hanno potuto tracciare il declino cognitivo di queste persone e metterlo in relazione con la quantità di caffè ingerita abitualmente.

La sorprendente e amata bevanda che potrebbe aiutare a tutelare il cervello dal declino e dall’Alzheimer

I risultati sono stati particolarmente incoraggianti. In particolare, è stato mostrato che un consumo di caffè più elevato sarebbe associato a un declino cognitivo più lento.

Inoltre, il caffè avrebbe anche portato a un minore rischio di passaggio da deficit leggero a morbo di Alzheimer.

Il consumo di caffè, poi, sembrerebbe associato a un minor accumulo nel cervello di Aβ-amiloide, una proteina che si ritiene essere coinvolta nell’insorgenza di Alzheimer.

Secondo i ricercatori, questo risultato potrebbe essere promettente per tracciare linee guida che permetterebbero di prevenire e trattare i disturbi cognitivi in maniera migliore. Si potrebbe iniziare a prevenire meglio la demenza nelle persone a rischio, anche prima dell’insorgenza dei sintomi.

In particolare, si potrebbe ridurre in parte l’incidenza del morbo di Alzheimer. Questa patologia è la forma più comune di demenza negli anziani, che nel tempo porta a seri problemi di memoria e di comportamento. Questa malattia, ad oggi non ha una vera e propria cura, ma si può trattare per mitigarne i sintomi e ridurne la progressione.

Approfondimento

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