La scienza rivela una possibile relazione tra demenza e Alzheimer ed ecco a cosa prestare massima attenzione

cervello

A più riprese nei mesi scorsi ci siamo occupati di demenza e in particolare di Alzheimer. Abbiamo valutato i campanelli di allarme per questa malattia neurodegenerativa, come per esempio la paradontite, ovvero la perdita dei denti. Oppure abbiamo visto come la comparsa di acufeni possa essere legata, in un modo prima sconosciuto, alla comparsa di demenza precoce. Non si tratta di sintomi diretti della malattia, ma di fattori di rischio che aumentano la probabilità che la demenza e l’Alzheimer compaiano. Il maggiore fattore di rischio è l’invecchiamento, ma anche l’obesità ha un ruolo importante sul cervello e sulla materia grigia.

Sull’Alzheimer c’è una smisurata letteratura scientifica, a sottolineare l’interesse per la malattia e l’importanza di cercare delle cure efficaci. Numerosi studi cercano di trovare collegamenti diretti tra la demenza e altri fattori in modo da avere un rapporto di causa/effetto con la malattia. In realtà, per la demenza è improbabile che questo avvenga, essendo essa legata a fattori genetici e ambientali che interagiscono in maniera complessa. Recentemente però, in uno studio appena pubblicato i ricercatori hanno sottolineato un meccanismo prima non chiaro. Su questo studio, da parte della comunità scientifica, si è posta molta attenzione. La scienza rivela infatti, una possibile relazione tra demenza e Alzheimer ed ecco quindi a cosa prestare massima attenzione: l’aumento della glicemia.

Il cavalluccio marino

Chiunque abbia visto una rappresentazione del cervello, ha ben presente come appaia: un insieme di circonvoluzioni, invaginazioni, involuzioni che ricoprono tutta la superficie. Andando verso l’interno si possono riconoscere alcune porzioni che appaiono distinte: una di queste ha la forma di cavalluccio marino e prende il nome appunto di ippocampo. L’ippocampo è un’area di vitale importanza per la funzione della memoria ed è anche una delle prime aree del cervello colpite dalla patologia dell’Alzheimer. Valutare quali altre patologie vadano a interessare anche l’ippocampo, significa cercare un possibile ponte tra altre condizioni cliniche e l’Alzheimer. È proprio quello che hanno fatto alcuni scienziati americani.

La scienza rivela una possibile relazione tra diabete e Alzheimer ed ecco a cosa prestare massima attenzione

Da tempo è nota una possibile relazione tra diabete e Alzheimer, anche se finora non è mai stato chiarito come queste due patologie possano essere legate. Per esempio, sia il diabete sia l’Alzheimer manifestano i propri effetti sull’ippocampo, attraverso meccanismi sovrapponibili. In uno studio appena pubblicato su Communication Biology del gruppo di Nature (Wirt RA et al, 2021), i ricercatori hanno valutato se questa coincidente azione sull’ippocampo potesse essere un importante legame tra le due malattie.

In effetti, è emerso che la glicemia alta altera l’attività dei neuroni in maniera simile a quanto avvenga nelle prime fasi dell’Alzheimer. Quando dobbiamo ricordare, i neuroni presenti nell’ippocampo comunicano con quelli presenti in un’altra area del cervello (la corteccia cingolata anteriore) attraverso i neuroni. I ricercatori hanno scoperto che, in pazienti con glicemia alta, le connessioni tra le due aree aumentano notevolmente. È come se, nei pazienti cui si chiede di ricordare, l’aumento di comunicazione tra le due aree mandi in confusione il cervello, dia molti errori.

La glicemia alta è pertanto un importante fattore di rischio per la demenza e per l’Alzheimer e sembrerebbe agire in maniera simile sui neuroni dell’ippocampo.

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