I contributi sono quella parte della retribuzione o di reddito del lavoro, a seconda se sia lavoro dipendente o autonomo, che paga alcune prestazioni statali. In particolare, quelle previdenziali ed assistenziali che la legge prevede. Il versamento dei contributi è normalmente obbligatorio e l’obbligo di pagare sorge contestualmente alla stipulazione del contratto di lavoro. Sono, di solito, gli stessi Enti previdenziali che riscuotono questi tributi.
Come detto, il sorgere del rapporto di lavoro determina anche il sorgere dell’obbligo contributivo. Questo onere, però, grava sul datore di lavoro. Nel senso che, direttamente dallo stipendio del suo dipendente, paga il contributo dovuto agli Enti previdenziali. Il datore di lavoro risponde sia in sede civile che penale in caso di omissione di questo versamento. Il lavoratore può sempre verificare se il datore di lavoro ha effettuato il pagamento dei contributi. Questo, sia chiedendo direttamente al datore di lavoro che lo dimostra con ricevuta che andando all’Ente previdenziale.
La Pubblica Amministrazione restituisce anni di contributi previdenziali ai suoi dipendenti con questa nuova norma
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Interessante al riguardo è la Legge 335 del 1995, in particolare l’articolo 3 commi 9 e 10. Questa norma prevede che i contributi di previdenza e assistenza sociale si prescrivano e non si possano più versare dopo 5 anni. Il DL 162/2019, con la circolare INPS N. 169 del 2017, ha esteso questa previsione anche ai dipendenti delle amministrazioni. Ha anche creato una sanatoria per le eventuali omissioni commesse fino al 31 dicembre 2015.
Sul punto è intervenuto l’articolo 9 comma 3 del DL N. 228 del 2021 il cosiddetto Mille proroghe. Questa norma ha esteso il periodo di regolarizzazione degli obblighi contributivi per le amministrazioni passando dal 31 dicembre 2015 al 31 dicembre 2017. Dunque, la Pubblica Amministrazione restituisce anni di contributi previdenziali mettendosi in regola per le omissioni compiute fino al 2017. La norma, dunque, deroga alla legge 335 del 1995 e non permette ai contributi omessi, fino a quella data, di cadere in prescrizione. Il legislatore, allora, torna sulla sanatoria dopo gli interventi degli anni passati.
La nuova normativa
Non sarà, quindi, più necessario per la Pubblica Amministrazione utilizzare la rendita vitalizia in favore dei dipendenti per recuperare i contributi omessi. Questa sanatoria viene estesa anche alla contribuzione per la gestione separata dell’INPS riferita ai rapporti di collaborazione continuativa e coordinata. Dunque le Pubbliche Amministrazioni potranno mettersi in regola non solo con i loro dipendenti, ma anche con i loro collaboratori. La regolarizzazione potrà avvenire spontaneamente da parte della Amministrazione o su sollecitazione dell’interessato.