Con l’avvento della pandemia è aumentato in maniera esponenziale l’utilizzo della Rete per gli acquisti da parte degli italiani. Un mercato già fiorente quello del cosiddetto ecommerce ma in netta crescita durante i mesi di chiusure e restrizioni. Gli acquisti in Rete però non sono esenti da problematiche. Le frodi e le truffe sono sempre dietro l’angolo, a maggior ragione negli acquisti a distanza. E capita spesso di pagare in anticipo per un prodotto acquistato, senza ricevere nulla dal venditore o presunto tale. Non tutti sono truffatori naturalmente, ma i furbetti non mancano mai e non sono solo quelli del reddito di cittadinanza. Le armi per difendersi e recuperare però non mancano.
La procedura da usare quando un pacco non arriva dopo un acquisto in Rete pagato anticipatamente e come ottenere il dovuto rimborso
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Pagare in anticipo un prodotto acquistato in Rete non è certo la migliore delle scelte, soprattutto se il sito internet dove è venduto il prodotto non ha i crismi della completa affidabilità. Meglio sarebbe il pagamento alla consegna. Ma in questo caso il prezzo di vendita, salvo rari casi, aumenta. E si perde parte della motivazione principale dell’acquisto telematico, cioè il risparmio massimo. Per questo la via del pagamento anticipato, pur se rischiosa, è la più utilizzata. Ci sono regole previste dal Codice del consumo però, che tutelano gli acquirenti. Ma solo se si tratta di siti di un certo tipo e mai per compravendite tra privati.
Tra le regole che più sono utili a tutela di chi compra, ci sono il diritto di recesso e il termine massimo entro cui ricevere un pacco. In linea generale un pacco con la merce acquistata deve arrivare a casa dell’acquirente entro 30 giorni dalla chiusura del contratto. Ed un contratto si considera chiuso nel momento in cui l’acquirente paga. Solo se previsto dal contratto si possono dilatare i termini di consegna, ma l’acquirente deve essere a conoscenza di questo prima di pagare.
La diffida ad adempiere verso il venditore
Una volta trascorsi i 30 giorni di tempo (ma anche il maggior tempo previsto dal contratto), la procedura da usare può prevedere l’invio di una diffida da parte dell’acquirente. In generale nella diffida ad adempiere nei confronti del venditore, il termine è fissato in 5 giorni. La diffida ad adempiere all’invio della merce deve essere prodotta tramite uno strumento che lascia traccia. La classica raccomandata con ricevuta di ritorno, il fax o la PEC. Se il venditore fa scadere i 5 giorni, l’acquirente non è tenuto a rispettare il contratto e quindi ad accettare eventualmente il pacco giunto dopo ulteriori giorni.
Inoltre l’acquirente ha diritto al rimborso del prezzo di acquisto e al risarcimento dei danni nel caso in cui il mancato arrivo della merce abbia cagionato danni. Regole ferree sono applicate anche al rimborso del prezzo di acquisto che deve sopraggiungere in 1 o 2 giorni lavorativi. In assenza di rimborso, non resta che la via legale, cioè la causa da un Giudice con tanto di avvocato. Ecco la procedura da usare quindi, senza possibilità di vie differenti. Il mancato invio del pacco non è un reato come non lo sono i mancati rispetti di un qualsiasi contratto. Per questo l’acquirente non può produrre querela o denuncia, cosa invece possibile se si manifestano i presupposti della truffa.
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