Il capitolo pensione deve essere per forza una delle priorità del Governo. Il 31 dicembre 2022, infatti, oltre a scadere la Quota 102, dovremo dire addio anche all’APE sociale e all’Opzione donna. Questo, ovviamente, senza un intervento del nuovo esecutivo. Per andare bene dovrebbe essere inserita nella Legge di Bilancio o una proroga delle misure esistenti o qualche altra misura che le vada a sostituire. Per non correre il rischio di uno scalone di 3 anni tra chi va in pensione nel 2022 e chi, invece, deve andarci nel 2023. E torna come ipotesi la pensione Quota 41 per tutti, anche se con qualche modifica.
Le nuove ipotesi
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Con l’insediamento del nuovo Governo e la nomina del Ministro del Lavoro Marina Calderone, ci si chiede quali potranno essere le misure che si prenderanno in considerazione per il 2023. Ovviamente l’esecutivo deve fare in modo, anche, di dare seguito a quanto promesso durante la campagna elettorale. Ovvero impedire un brusco ritorno alla Legge Monti Fornero definitivo. E questo, di per sé, implica certamente inserire flessibilità in uscita entro la fine dell’anno. Prima delle scadenze previste per il 31 dicembre.
Ci potrebbero essere delle proroghe di misure esistenti. Come ad esempio l’estensione per un altro anno di APE sociale e Opzione donna, ad esempio. Una riconferma della Quota 102, magari rendendola più elastica. Ma va ricordato anche che il cavallo di battaglia della Lega è la Quota 41.
La pensione Quota 41 per tutti nel 2023 con soglia minima
La Quota 41, da sempre voluta da Matteo Salvini, è considerata una misura troppo costosa per le casse dello Stato. Permetterebbe, infatti, di anticipare la pensione di 1 anno e 10 mesi per gli uomini e di 10 mesi per le donne.
Proprio per questo si sta parlando di una Quota 41 con una soglia anagrafica di accesso, per limitare la platea dei possibili beneficiari.
Quale potrebbe essere la soglia di uscita?
Con la Quota 41 la soglia anagrafica potrebbe essere fissata a 61 o 62 anni. Proprio in base a quanto dichiarato nelle ultime ore da Matteo Salvini. In questo modo si potrebbero ridurre sensibilmente i costi che la misura avrebbe per l’INPS. E allo stesso tempo permettere l’uscita dal mondo del lavoro a persone con alle spalle oltre 40 anni di lavoro ad un’età non troppo avanzata.
Il problema principale in questo momento è che non c’è tempo per studiare una riforma strutturale. E allo stesso tempo serve una flessibilità in uscita per mitigare gli effetti delle prossime scadenze.
Una Quota 41 con limiti di età potrebbe far felici, da una parte, i sindacati che la vedono come una buona opzione alla pensione anticipata ordinaria. Ma allo stesso tempo potrebbe piacere anche ai lavoratori se non dovesse prevedere penalizzazioni sul calcolo dell’assegno.
Conclusioni
Quello che viene da chiedersi, però, è se questa sarà una misura sperimentale solo per tappare il vuoto lasciato dalla scadenza della Quota 102. O si tratterà, invece, di una misura strutturale. Perché quello che serve ai lavoratori italiani, in questo momento, è stabilità. E la possibilità di pianificare per tempo il proprio pensionamento.