Molto spesso ci si trova, al momento di richiedere la pensione, con contributi versati in diverse gestioni. E le soluzioni per utilizzare i contributi in questione potrebbero essere diverse. Nella maggior parte dei casi si sceglie il cumulo, perché è gratuito. Ma per i dipendenti pubblici potrebbe essere una pessima scelta perché comporta delle penalizzazioni che spesso non si conoscono. Vediamo nei prossimi paragrafi quando è meglio evitarlo.
Sempre più spesso capita, a causa di carriere discontinue, precarie e spezzettate, di avere contributi versati in gestioni differenti. Ma per poter utilizzare questi contributi a volte bisogna fare delle scelte, anche difficili. Soprattutto se non riescono a garantire una pensione autonoma in ognuna delle gestioni interessate. E se si vuole evitare di pagare l’onere della ricongiunzione o di subire le penalizzazioni della totalizzazione, la scelta più ovvia è il cumulo. Ma la pensione in cumulo potrebbe essere una scelta non propriamente felice per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
Contributi in diverse gestioni, cosa fare?
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Ovviamente se ci si trova con oltre 20 anni di contributi in una gestione e oltre 20 anni in un’altra, si può decidere di chiedere la liquidazione di due pensioni di vecchiaia. Una in una gestione e una in un’altra. Ma se si vogliono utilizzare tutti i contributi non coincidenti per avere, magari, una pensione anticipata, le scelte da fare sono altre.
I contributi, infatti, si devono riunire in un’unica gestione per essere conteggiati per dar luogo ad un’unica pensione. E per poterlo fare si possono utilizzare 3 sistemi:
- la ricongiunzione onerosa;
- la totalizzazione gratuita;
- il cumulo gratuito.
La ricongiunzione a volte costa troppo e la totalizzazione è troppo penalizzante
La ricongiunzione sarebbe la scelta ideale perché sposta materialmente i contributi nella gestione scelta. Come se fossero stati versati in essa in origine. E questo, sicuramente, ha un impatto migliore sul calcolo della quota della pensione retributiva. Ma ha un costo che può essere anche molto alto. In alcuni casi l’INPS richiede un onere di diverse decine di migliaia di euro per lo spostamento dei contributi.
Proprio per questo motivo i lavoratori tendono a prediligere la totalizzazione o il cumulo, che sono gratuiti. La totalizzazione, però, prevede un ricalcolo interamente contributivo del trattamento. E questo scoraggia dall’utilizzo. Resta il cumulo gratuito. Ma ha delle insidie nascoste.
La pensione in cumulo potrebbe essere una scelta poco saggia per il lavoratore pubblico
Per il lavoratore dipendente della pubblica amministrazione chiedere la pensione in cumulo ha un vincolo nascosto. Che non sempre viene palesato al momento della richiesta della pensione. Ritarda la liquidazione del TFS a 15 mesi dopo il compimento dei 67 anni.
E se un dipendente pubblico accede alla pensione anticipata in cumulo, ad esempio, a 62 anni, non riceverà il TFS dopo circa 27 mesi. Come avviene normalmente a chi sceglie la pensione anticipata ordinaria. Ma dovrà attendere 15 mesi dopo il compimento dei 67 anni, l’età di accesso alla pensione di vecchiaia. Questo vincolo, però, non sempre viene palesato al momento della domanda di pensione. E il pensionato, magari, si trova ad attendere anni e anni prima di ricevere la sua buonuscita.