Il sistema previdenziale italiano prevede vari meccanismi di ausilio nei confronti di persone in stato di necessità. Recentemente, ci siamo occupati di alcuni aspetti riguardanti gli incentivi fiscali previsti per i destinatari della Legge 104 in caso di acquisto di automobili. Oltre ad una detrazione del 19% (su una spesa massima di 18.075,99 euro), infatti, si riconosce un importo IVA agevolato, l’esenzione dal bollo e quest’ulteriore importante beneficio economico.
Oggi, invece ci occupiamo della pensione di reversibilità. Ovvero della quota della pensione che spetta al coniuge (e ad eventuali figli) sopravvissuto in caso di morte dell’altro. In sintesi, questa prestazione previdenziale, come sapremo, consta di una percentuale variabile della pensione che spettava al de cuius. L’ammontare viene definito dalla Legge 335/1995. Oltre ad una riduzione fisiologica (viene riconosciuto il 60% dell’importo della pensione del deceduto al coniuge) dovremmo sapere che la pensione di reversibilità potrebbe crollare della metà nel caso di un reddito IRPEF complessivo riferibile al coniuge superiore a una certa quota. Vediamo così i parametri di riferimento.
Cifre aggiornate al 2022
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L’INPS aggiorna costantemente l’importo IRPEF (non solo derivanti da attività lavorativa, ma anche da altri redditi quali ad esempio rendite, indennità, assegni periodici) del coniuge che può variare l’importo della pensione di reversibilità ricevuta. Questo aggiornamento avviene in base ad alcuni parametri, quali la variazione del costo della vita. Ebbene, nel 2022 secondo l’INPS l’importo massimo da non superare per il coniuge sopravvissuto per non subire alcuna riduzione dell’importo è pari a 20.489,82 euro.
A partire da questa somma, il taglio all’importo della pensione di reversibilità sarà progressivo. Se l’importo del reddito IRPEF del coniuge supera i 34,149,70 euro, allora la pensione di reversibilità subirà un decremento del 50%. Questo, in aggiunta alla riduzione del 60% dell’importo della pensione prevista dal coniuge defunto. La ragione è che a partire da questa somma si supera di 5 volte il cosiddetto trattamento minimo INPS annuale. Trattamento che corrisponde per il 2022 a 6.829,94 euro. Ci si potrebbe dunque chiedere quali importi non debbano essere considerati validi a fini IRPEF per rientrare nel computo dei redditi considerati.
La pensione di reversibilità potrebbe crollare della metà dell’importo se si verifica questa condizione
Senza pretesa di completezza, ma a titolo esemplificativo, non rientrerebbero all’interno della cifra sopra considerata i contributi previdenziali e assistenziali ricevuti, il reddito della casa di abitazione, la pensione dei superstiti (anche a carico di stati esteri) e nemmeno il TFR (trattamento di fine rapporto). In questo caso ad essere escluso sarebbe anche l’anticipo, che può essere richiesto dal dipendente di un datore di lavoro privato nel corso della vita lavorativa. A proposito di questo, non tutti lo sanno ma anche i dipendenti pubblici possono richiedere il riconoscimento del TFR prima dell’età pensionabile a patto che si verifichi questa condizione.
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