Quando un pensionato muore, la sua pensione viene spostata ai suoi eredi, soprattutto al coniuge e in alcuni casi ai figli. Infatti la reversibilità è quell’istituto che mira a tutelare gli eredi dalla perdita economica che subiscono nel momento in cui il deceduto era un titolare di un assegno previdenziale. Naturalmente non tutta la pensione che percepiva il defunto passa agli eredi. Questa eventualità avviene solo in determinati casi. In genere solo una parte della pensione del defunto finisce agli eredi come pensione di reversibilità. E tra l’altro non tutti gli eredi hanno diritto a tale prestazione.
La pensione di reversibilità a chi spetta oltre al coniuge
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Ciò che è erogato agli eredi come pensione di reversibilità è una quota della pensione percepita in vita dal defunto. La base di partenza è sempre la pensione lorda del defunto. E poi, in base alla normativa vigente, si devono calcolare le quote effettivamente spettanti a ciascun erede avente diritto. I beneficiari della prestazione possono anche avere dei limiti ed eventuali riduzioni per via dei redditi propri. La pensione di reversibilità è una prestazione previdenziale che non deve essere confusa con la pensione ai superstiti in senso largo. Infatti con questa definizione si intende sia la reversibilità, se il defunto era già pensionato, che la pensione indiretta, se il defunto era lavoratore iscritto alla previdenza ma non ancora in quiescenza.
La guida alla pensione di reversibilità
Il diritto alla pensione di reversibilità spetta al coniuge superstite. Questo è fuori discussione dal momento che tale diritto non viene meno nemmeno per il coniuge separato consensualmente o con addebito, purché titolare dell’assegno di mantenimento. E spetta pure al divorziato. In questo caso però serve che il superstite fosse titolare, alla data della sentenza di divorzio, dell’assegno alimentare. Resta confermato che in presenza di più coniugi, cioè in caso di nuovo matrimonio dopo separazione o divorzio, tutti i coniugi hanno diritto alla reversibilità. Ma la quota spettante non è stabilita da leggi o dall’INPS. Infatti è il giudice a determinarla in base alla durata dei matrimoni e alle condizioni reddituali dei superstiti.
Quando sono i figli ad aver diritto alla reversibilità
La pensione di reversibilità a chi spetta oltre al coniuge ha una risposta molto semplice quando si parla di figli in determinate condizioni. La reversibilità spetta pure ai figli, dai naturali agli adottivi, dai legittimi agli equiparati. Il diritto però è vincolato al rispetto di determinate condizioni. I figli infatti devono essere alternativamente, minorenni, studenti under 21 che non lavorano, studenti universitari under 26 che non lavorano o inabili. Importante per tutti è che alla data del decesso risultassero a carico del defunto.
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