Fino a quando la Legge di Bilancio non sarà pubblicata definitivamente in Gazzetta Ufficiale non ci saranno certezze. Perché si stanno producendo continui cambiamenti sulle misure inserite in manovra, soprattutto in ambito previdenziale. Vediamo cosa potrebbe, ancora, cambiare prima della fine dell’anno.
L’unica certezza, in ambito pensioni, che si ha al momento è la Legge Fornero e le misure che prevede. Fino a quando la Legge di Bilancio, infatti, non sarà definitivamente pubblicata tutto potrebbe cambiare. Anche le misure che prevede. Come sta accadendo negli ultimi giorni alla pensione Opzione donna vittima di continui cambi di idea. Già il passaggio da Quota 102 a Quota 103 è abbastanza penalizzante ed esclude molti lavoratori dal pensionamento. Rendere ancora più stringente anche l’Opzione donna non piace ed il Governo sta avendo molte pressioni. La pensione da 58 a 60 anni in base ai figli potrebbe, quindi, non andare in porto. Vediamo cosa sta succedendo.
Chi lascerà il lavoro nel 2023?
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Attualmente e con sicurezza possiamo dire che i fortunati che potranno pensionarsi sono coloro che raggiungono:
- la pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di contributi;
- la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne;
- la pensione Quota 100 entro il 31 dicembre 2021;
- la pensione Quota 102 entro il 31 dicembre 2022;
- i requisiti di pensionamento richiesti dalla Quota 41 per lavoratori precoci.
Ovviamente la Legge di Bilancio prevede anche la Quota 103 e la proroga di APE sociale e Opzione donna. Ma su queste misure, come anticipato, non si potrà fare conto se non dopo la pubblicazione della Legge di Bilancio.
Il pasticcio dell’Opzione donna
Anche se prorogata l’Opzione donna, nell’attuale bozza, prevede una modifica abbastanza radicale. Mentre fino all’attuale proroga la misura permetteva l’accesso a chiunque la volesse usare, la nuova proroga tenderebbe a stravolgerla.
A poterne beneficiare sempre solo le donne, ma l’età d’accesso sarebbe vincolata al numero di figli avuti. E all’appartenenza ad un profilo di tutela ben definito: disoccupate, caregiver e invalide. Pensionamento dai 58 ai 60 anni, quindi, e sempre con 35 anni di contributi, ma non per tutte.
La pensione da 58 a 60 anni in base ai figli scatena le polemiche
La versione dell’Opzione donna contenuta nella Legge di Bilancio non piace. Ma ricordiamo che entro il 31 dicembre 2022 è ancora modificabile. E questo significa che potrebbe essere cambiata visto che il bacino delle possibili fruitrici è veramente molto ristretto.
Quello a cui si sta pensando, quindi, è una proroga secca della misura. Così come è oggi. Ma non per tutto il 2023, ma solo per 6 o 8 mesi. Ovvero per il tempo necessario a partorire una riforma previdenziale strutturale. Per saperne di più, ovviamente, bisognerà attendere le decisioni dell’esecutivo.