Non basta il panico generato dall’emergenza del coronavirus ora la paura per 12,6 milioni di operai e impiegati del settore privato è l’attesa del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. Purtroppo l’80% dei lavoratori dipendenti attende il rinnovo del contratto che visto il clima infuocato che si respira in Italia rischia di slittare. La conseguenza è una ulteriore flessione della dinamica salariale.
Quanti contratti collettivi nazionali di lavoro ci sono nel Paese
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Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro stima che in Italia ci sono 922 contratti collettivi nazionali di lavoro e di questi 126 sono in scadenza. Negli ultimi 8 anni i contratti collettivi sono saliti del 67%.
Ma in termini occupazionali di cosa bisogna preoccuparsi
Secondo lo studio effettuato dalla Cgia in base a dati ricavati dalla Banca d’Italia entro fine anno si corre il rischio di perdere 1 milione di posti di lavoro. La Cgia scende anche nello specifico per far rilevare la drammaticità della situazione. Il parametro preso a riferimento è il numero di lavoratori che svolgono 8 ore al giorno, la riduzione è di 2370000 unità, gli occupati dunque risulteranno 22 milioni. Con questa prospettiva tocchiamo il fondo: un dato mai così basso da 25 anni.
La ricetta della Cgia
Per ridare impulso alla ripresa della domanda interna c’è la necessità di mettere più soldi nella busta paga dei lavoratori. L’associazione chiarisce che ciò non vuol dire appesantire i costi fissi delle aziende. Sono già seriamente in difficoltà e non hanno a loro disposizione risorse aggiuntive. Per tentare di dare respiro all’economia italiana, la Cgia suggerisce di ridurre per legge il costo del lavoro in capo ai dipendenti.
Negli ultimi anni il peso del fisco sulle retribuzioni si è allentato ma non basta. Per la Cgia il cuneo fiscale resta un ostacolo alla crescita, allo sviluppo e all’espansione dell’occupazione. Bisogna cambiare prospettiva per dare respiro ai fatturati degli artigiani, dei piccoli commercianti e dei lavoratori autonomi che vivono quasi esclusivamente dei consumi delle famiglie. La paura per 12,6 milioni di operai e impiegati non passerà facilmente visto i tempi di incertezza.