L’ultima giornata dello storico vertice NATO, ha riservato una sorpresa ulteriore. Dopo la conferma dell’entrata nel club degli ultimi due membri in ordine di tempo (Svezia e Finlandia) il documento finale ha riformulato nuove ipotesi e nuovi, possibili equilibri per il futuro. I confini delle alleanze si stanno rivedendo con una velocità mai vista prima. Per questo motivo la nuova cortina di ferro che si sta creando in queste ore potrebbe portare con sè una pericolosa conseguenza. Quella di rafforzare l’alleanza tra la Cina e la Russia, entrambe unite dalla condanna dell’Occidente.
Tra le tante novità quella che prende in considerazione il Nord Africa. Infatti la parte alta del Continente è una riserva strategica per le forniture di gas e petrolio, riserva che, a detta del segretario generale dell’Organizzazione, Jens Stoltenberg, non dev’essere lasciata all’influenza russa. Anche perché la Russia è stata a tutti gli effetti classificata come una minaccia.
Discorso diverso, invece, per la Cina, giudicata, nel documento di accompagnamento del meeting, come una sfida agli ideali dell’organizzazione. Una definizione politicamente più edulcorata che, però, non ha evitato le proteste di Pechino. Infatti stando alle ultime dichiarazioni dei vertici politici del Dragone, la vera sfida sarebbe l’allargamento della NATO proprio ad Est. Ed ora anche nel Sud del Pianeta.
La nuova cortina di ferro che si sta creando in Europa sta rafforzando l’alleanza tra Russia e Cina
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Si sta assistendo alla nascita di due fronti sempre più nettamente schierati. Da un lato quello della NATO che, come detto, tende ad allargare i suoi confini, dall’altro quello della Russia e della Cina. A queste due potenze, infatti, potrebbe far capo l’organizzazione dei Paesi emergenti che non più tardi di due settimane fa si sono riuniti al vertice dei cosiddetti BRICS. Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, infatti, vorrebbero creare insieme ad altre Nazioni, un’organizzazione parallela alla NATO con tanto di moneta di scambio alternativa al dollaro.
Ma lo sguardo della NATO verso l’Africa nasce soprattutto da considerazioni pratiche. Disordini sociali e politici, dettati da una carenza di materia prima che, ad esempio, potrebbe essere il grano ucraino, farebbe avere dirette conseguenze per i Paesi europei. E non solo. Disordini sociali potrebbero rendere difficili l’approvvigionamento di gas e petrolio dalle Nazioni fornitrici. La Storia recente della Libia, ad esempio, lo insegna. Senza contare le masse di profughi che si muoverebbero poi verso il Vecchio Continente. Il tutto in un periodo in cui anche in Europa sono sorti problemi come carenza idrica ed aumento dei costi e dei prezzi al consumo.
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