«50 anni domani» è uno dei singoli che precedono l’uscita del nuovo album di Marco Sciarretta «Il primo tratto» nella primavera del prossimo anno. Il cantautore nasce a Milano e da diversi anni vive a Tenerife, località che gli consente di realizzare il suo progetto musicale. Lontano dai talent show ma vicino alla gente tramite la gavetta lunga e dura delle esibizioni nelle piazze e nei locali. Non si piega alle tendenze del mercato musicale ma insiste sulla canzone d’autore. Espressione di un artigianato musicale che forse avevamo dimenticato, Sciarretta è l’esempio della resilienza e della lotta quotidiana per realizzare ogni giorno un sogno. E così oltre la Ricerca scientifica anche la Musica d’autore travalica i confini italiani per svilupparsi e affermarsi.
Perché ha scelto di vivere a Tenerife?
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«Si tratta di una scelta di vita per provare qualcosa di differente sia da un punto di vista lavorativo che personale. A monte c’è la volontà di voler sviluppare il mio progetto musicale perché in Italia per i cantautori emergenti non ci sono molte possibilità soprattutto se si ha 50 anni come me. Così ho provato in una terra straniera e qui devo dire che è tutto più semplice. È un luogo turistico dove il turismo dura tutto l’anno e i costi sono più bassi. Sono qui da sei anni e vivo di musica».
In Italia i talent show spesso fanno da apripista per artisti in erba…. Lei ha mai provato o pensato a tale strada (o scorciatoia)?
«In verità non mi piace l’idea. Rispetto molto chi sceglie tale percorso e sicuramente molti giovani che partecipano hanno talento. Però non penso sia il posto per me. Quello che mi spiace un pochino è sapere che ci sono altrettanti giovani molto preparati che magari hanno investito in scuole specializzate e non trovano spazio. Tanti sono preparati, con capacità strumentali e vocali notevoli e magari se non percorrono la via dei talent non riescono a sfondare. Questo mi spiace». Così la musica d’autore italiana canta dall’estero dove le condizioni di lavoro per le professioni artistiche di qualità, sono decisamente migliori.
La Sua etichetta di produzione è «Tra Nisida e Atlantide». Lei è milanese, come mai parla di Nisida?
«Ho iniziato giovanissimo ad esibirmi nei locali cantando piccoli tributi ad Edoardo Bennato che è tra i cantautori che preferisco. Ho seguito molti dei suoi concerti e in uno tra gli altri mi colpì molto la sua canzone Nisida. Così quando qualche anno fa mi sono trovato a concretizzare il mio progetto musicale ho pensato mettere il nome di un punto che rappresenta i miei inizi, quindi Nisida e poi Atlantide che rappresenta un po’ il punto d’arrivo. Il mio luogo di permanenza che scandisce un percorso che inizia 35 anni fa ed è in divenire. Inoltre è un testo di De Gregori che è un altro dei miei artisti preferiti e significativi per me»
È uscito il 14 ottobre il singolo «50 anni domani». Da quel che leggiamo Lei pare non avere nulla da rimproverarsi, nessun rancore. È proprio così?
«Onestamente mi sento nel mezzo, nel senso che se dicessi di non avere alcun rimpianto sarei insensibile. Quindi è normale vivere momenti di riflessione però nello stesso tempo penso sia importante non soffermarsi a spendere energia e tempo utile rimuginando sul passato e sulla nostalgia. Si rischia di bruciarsi il presente e il futuro. Rinnegare serve a poco, qualche riflessione va bene ma occorre vivere in pieno quel che si è in quel momento proiettandosi al futuro e io ci sto provando».
Ascoltando i suoi brani percepiamo si rivolga a palati raffinati e sia in qualche modo un’artista di nicchia. Le interessa più la popolarità (che significa anche guadagnare di più) o perseverare nel suo stile?
«Quello che mi dice per me è un complimento. Diciamo che il mio genere nell’attuale contesto e cultura popolare trova poco spazio soprattutto se pensiamo alle tendenze. Da parte mia la ricerca di diventare popolare non c’è. Mi piace pensare che quello che canto e suono possa suscitare emozioni nell’altro. Sicuramente questo ragionamento fa il paio con l’essere di nicchia».
Da dove nasce la sua passione per la musica e i testi d’autore? C’è un momento della Sua vita in cui ha capito che questa era il Suo talento?
«Mi sono ritrovato a 15 anni ad intonare canzoni d’autore davanti un pugno di persone. Mi sono accorto che molti apprezzavano e questo mi ha stimolato molto. Nello stesso tempo anche quando le mie esibizioni avevano poco seguito io non mi scoraggiavo. E così, anche dal mio perseverare, ho capito che potevo intraprendere un percorso. Ho iniziato a scrivere e comporre e lo faccio da tanti anni». Sciarretta insiste e con lui la musica d’autore italiana canta da un luogo lontano dalla Madrepatria, condizione che sceglie per coltivare e vivere la sua missione.
Che rapporto ha con l’Italia?
«Purtroppo negli ultimi anni il Paese ha perso molto in termini culturali, sul piano ambientale per non parlare della politica. Eravamo tra i Paesi modello a livello mondiale e non lo siamo più. Siamo diventati un paesello anche se meraviglioso».
La musica d’autore italiana canta d’oltralpe con Marco Sciarretta. Cosa le manca dell’Italia?
«Mi manca il paesaggio e la lingua italiana di cui sono innamorato. Credo che alcuni concetti possano suscitare emozioni solo se espressi in italiano. Continuo ad ascoltare canzoni italiane. Inoltre mi manca la cucina d’altro canto però ho la fortuna di vivere in una località dove c’è un clima meraviglioso, le temperature invernali non vanno sotto i 15 gradi. In sostanza l’estate dura tutto l’anno e il clima è meraviglioso».
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