La morte di Matteo Messina Denaro e come ha messo insieme un patrimonio stimato di 4 miliardi tra immobili, impianti eolici e molto altro

Matteo Messina Denaro-Foto da imagoeconomica

C’è stato di tutto nel patrimonio del capomafia trapanese. Il pericoloso stragista, deceduto oggi, infatti, era amante del piacere e del lusso. Ecco tutti i beni che sono stati confiscati ai suoi prestanome, tra società, immobili, resort. E quel dissapore con Provenzano.

La stima fatta sul patrimonio confiscato a Matteo Messina Denaro, probabilmente, è per difetto. Infatti, si crede che il boss sia riuscito ad occultare o spalmare parte dei suoi beni. Ma chi è Matteo Messina Denaro? Era il culmine dell’operazione Belva, nel 1993, che portò all’arresto di colui che è rimasto nella storia come il capo dei capi, ovvero, Totò Riina. Iniziò così la latitanza di 30 anni, in cui Messina Denaro fece perdere le sue tracce. Oggi, le domande restano tante, di fronte alla morte di Matteo Messina Denaro.

Ad esempio, come ha messo insieme un patrimonio, attraverso le sue operazioni illecite. Il giovane Matteo, ad un certo punto, scelse di seguire le orme paterne. Il padre, infatti, era già capo della cosca mafiosa di Castelvetrano, in provincia di Trapani. Iniziò oltretutto a lavorare come fattore presso una delle più ricche famiglie trapanesi, i D’Alì Staiti, proprietaria della Banca Sicula di Trapani. All’epoca, il più importante istituto bancario siciliano. Allo stesso tempo, Messina Denaro muoveva i primi passi nella criminalità organizzata.

La morte di Matteo Messina Denaro e come ha messo insieme un patrimonio

Freddo e senza scrupoli, fautore di omicidi e misfatti inenarrabili, il pupillo del boss Riina era riuscito a mettere insieme una fortuna. Condannato a vari ergastoli, ritenuto uno dei mandanti delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, Messina Denaro risultava sempre introvabile. Riusciva letteralmente a sparire, grazie a una fitta rete di fiancheggiatori e prestanome. Il tenore di vita elevatissimo del pregiudicato, era garantito principalmente da estorsioni e traffico di stupefacenti. Nel corso della sua latitanza, pare, Messina Denaro non si sia fatto mancare né sontuose vacanze né partite allo stadio.

Ripulire il denaro investendolo in attività legali: Messina Denaro tra eolico e supermercati

Per certi versi, la mafia si comporta come una vera e propria azienda, diversificando gli investimenti. I settori più redditizi, che hanno permesso a Messina Denaro di incrementare i suoi guadagni, sono principalmente 4. Uno è la transizione ecologica, con la costruzione di impianti eolici e fotovoltaici. Una parte cospicua dei 4 miliardi (abbondanti) confiscati ai prestanome, derivava proprio da questa attività, messe in piedi anche grazie ai soldi pubblici, intercettando i finanziamenti erogati dalla Stato e dall’UE. Anche i supermercati pare fossero un buon business per il boss, attività che sarebbe costata la condanna a 12 anni di carcere per uno dei suoi prestanome. Resta nella storia la lettera scritta da Messina Denaro a Provenzano, per lamentarsi del fatto che fosse stato chiesto il pizzo ad uno dei suoi punti vendita.

Tra gli affari miliardari dell’ex latitante c’era anche il turismo

Messina Denaro aveva investito parecchio anche sui villaggi turistici. I soldi del capomafia, ad esempio, avrebbero finanziato dei circuiti vacanzieri, sempre attraverso uno dei suoi uomini, Carmelo Patti, finito nei guai per evasione fiscale. Nel 2018 il Tribunale di Trapani gli sequestro beni per un ammontare di 1.5 miliardi, una delle misure patrimoniali più colossali della storia italiana. Oggetto di sequestro furono resort, imbarcazioni, terreni, 232 immobili e 25 società. Infine, il boss pare aver incassato anche grazie al gioco online, attraverso alcune società create appositamente.

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