La Legge 104 fa diminuire gli assegni delle pensioni con calcolo retributivo e contributivo in questi casi

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Grazie ai permessi retribuiti anche il lavoratore che deve prendersi cura di un anziano o di un disabile non subisce perdite economiche. Il nostro Stato, infatti, offre sostegno finanziario ai contribuenti che prestano assistenza e cure ad un soggetto non più autosufficiente. E forse non molti sanno che familiari e titolari di Legge 104 hanno sempre diritto a questi 3 assegni in busta paga. Si tiene conto dell’aumento del volume delle spese sanitarie e dei costi di addetti alla cura e badanti. Pertanto, si ottengono anche agevolazioni fiscali e rimborsi dall’Agenzia delle Entrate proprio per garantire benessere psichico e fisico al soggetto con grave disabilità. Chi fruisce dei permessi lavorativi e/o del congedo straordinario si chiede tuttavia se tali benefici avranno conseguenze negative sugli importi pensionistici.

E anzi molti familiari si chiedono a che età si può andare in pensione prima senza tagli sugli assegni INPS. Con il passare del tempo diventa sempre più faticoso dividersi fra gli orari lavorativi e il soddisfacimento dei bisogni del parente con handicap. Si accumulano stress e stanchezza al punto da desiderare di accedere quanto prima al trattamento previdenziale in modo da potersi liberare degli impegni lavorativi. Pur tuttavia anche chi non ricorre al prepensionamento teme che l’ammontare della pensione possa subire decurtazioni più o meno rilevanti. Quindi, è opportuno sapere che la Legge 104 fa diminuire gli assegni delle pensioni con calcolo retributivo e contributivo in questi casi. Ciò nonostante i nostri esperti hanno già suggerito come evitare che i permessi della Legge 104 riducano gli assegni delle pensioni INPS.

La Legge 104 fa diminuire gli assegni delle pensioni con calcolo retributivo e contributivo in questi casi

Conviene anzitutto chiarire che i permessi lavorativi cui dà diritto la Legge 104 non penalizzano l’importo dei trattamenti previdenziali. E non hanno una ricaduta negativa neanche sul montante contributivo perché il lavoratore riceve l’accredito della stessa copertura assicurativa. Solo nel caso di congedo straordinario gli importi spettanti potrebbe diminuire perché la normativa prevede dei limiti di accredito.

Secondo il Decreto legislativo 151/2001 il limite massimo di contribuzione figurativa annua che si ottiene per il congedo straordinario è pari a 12.092,89 euro. Sono, pertanto, i lavoratori che percepiscono gli stipendi più alti a rischiare di perdere sull’ammontare dei ratei pensionistici. E ciò perché se non interrompessero la carriera avrebbe diritto ad una più lunga anzianità contributiva e quindi ad importi previdenziali senza riduzioni.

Per le pensioni con sistema contributivo le eventuali perdite riguardano quindi  gli aumenti di contribuzione che il lavoratore avrebbe maturato senza interruzioni di carriera. Se, invece, il calcolo previdenziale segue il criterio retributivo il congedo straordinario potrebbe penalizzare l’assegno mensile se si riferisce alla media degli stipendi. Nello specifico per determinare il rateo spettante si valutano per la quota A gli ultimi 5 anni di retribuzione e gli ultimi 10 per la quota B.

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