Ha vinto la semplicità. Perché la canzone dei Kalush è dedicata alla mamma. Quella in carne ed ossa, da cui è nato il cantante del gruppo Oleh Psjuk. E in fondo di canzoni dal contenuto così ovvio, se vogliamo, non ne ascoltavamo da tempo. Non diciamo dalla celeberrima «Mamma son tanto felice», ma quasi. Certo (in ordine sparso) poi ci hanno pensato Jovanotti con «Ciao Mamma», Edoardo Bennato, Luca Barbarossa. In questo caso i Kalush non potevano che vincere perché la musica e il testo meritano. E poi c’è il video. Girato, curato ma le immagini sono tutte prese dal campo. La donna soldato con la bambina in braccio possono essere verosimilmente attori, ma la cornice è vera. E l’interpretazione ripercorre la realtà di tutti i giorni in Ucraina. Il grigio, il nero, il fumo. Tutto è scuro. Rimane solo la luce del cielo quando non è tranciata da razzi.
La guerra nella musica
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Nel 1999 Jovanotti, Ligabue e Piero Pelù cantarono «Il mio nome è mai più». Il progetto è legato alla guerra del Kosovo. Il successo del singolo è stato devoluto ad Emergency e alle missioni in Afghanistan, Cambogia, Ex Jugoslavia e Sierra Leone. Poi «Non mi avete fatto niente» di Ermal Meta e Fabrizio Moro. In questo caso il riferimento è agli attentati terroristici che per diversi anni hanno toccato l’Occidente generando vittime, feriti e distruzione. La forza di Kalush oggi è nella declinazione della canzone «Stefania» alla Madre Patria. Minacciata, invasa, rasa al suolo. I concetti di Indipendenza, Democrazia, Libertà. Valori che partono già dall’educazione materna e familiare e poi assumono una dimensione ampia, su scala macro.
La forza dei Kalush e i video famosi sulla guerra, «Brividi» un concetto forse inflazionato
Non sappiamo se è proprio inflazionato. Certamente non è un contenuto emergente. Sull’amore ad ampio raggio, diciamo così, si è parlato a lungo. Ormai da anni. E l’assenza di giudizio è concetto ben radicato nella cultura moderna. Anche Papa Francesco parla di accoglienza e di considerazione della persona nella sua dimensione umana. Nessuno condanna e se invece persiste questa percezione, il problema non è negli altri e nella società.
Il testo ha avuto comunque il suo successo, gli artisti Mahmood e Blanco meritano, ma la canzone è fuori contesto. La musica anticipa tendenze o percorre gli umori del momento. Quelli proprio di oggi. E adesso sono in discussione i confini, la Libertà di alcuni Paesi di poter chiedere di far parte della Nato o dell’Unione Europea, o entrambe. Si parla di censura, propaganda, diritti negati. Per tutti. Concetti troppo forti e fondamentali per pensare all’amore «libero».
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