L’intelligenza artificiale (IA) ha fame di energia, e basta un semplice esempio per dimostrarlo: una ricerca utilizzando ChatGPT richiede 2,9 Wh (wattora), una ricerca su un motore di ricerca come Google 0,3 Wh (lo scrive l’Economia del Corriere della Sera).
Non a caso, società come Microsoft (MSFT), stringono accordi con società energetiche per approvvigionarsi in via esclusiva di grandi quantità di energia elettrica. Nel caso della società di Redmond (USA), la partnership con Constellation Energy Corp. (CEG) è finalizzata alla riapertura della centrale nucleare Three Mile Island, come scrive Wired Italia.
Ecco dunque quali società beneficeranno della corsa all’IA, oltre a quelle che produrranno i processori.
L’IA richiede tanta energia: società energetiche pronte a cogliere l’opportunità
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L’Executive summary 2024 dell’Agenzia per l’Energia (IEA), afferma che entro il 2026 il consumo di energia per i data center aumenterà dai 460 TWh (terawattora) del 2022 a 1.000 TWh nel 2026.
Ecco perché società come Google, parte del gruppo Alphabet (GOOGL), sono alla ricerca di soluzioni di lungo periodo come l’energia geotermica in collaborazione con Fervo Energy.
OpenAI segue Microsoft nella ricerca di centrali nucleari: comprese soluzioni a fusione nucleare (MSFT ha stretto una collaborazione con Helion, start-up nel campo della fusione nucleare scrive LogIn del Corriere della Sera).
Dunque già alcuni nomi di società, tra quotate e non quotate, del settore dell’energia (Constellation Energy, Helion, Fervo) che grazie alla fame di energia dell’IA potranno stringere accordi decennali con i Big Tech.
Per gli investitori interessati si potrebbe aprire una finestra di opportunità da sfruttare attraverso piattaforme di trading come Metatrader 5 e altre, per cogliere in autonomia e in maniera oculata i frutti di questo trend che giungeranno a maturazione nei prossimi anni.
Per Microsoft, infatti, la riapertura della centrale nucleare di Three Mile Island non è prevista prima del 2030. Le soluzioni allo studio sono comunque molte e a seguire ne presentiamo alcune altre.
Foto: Pixabay.
Edifici di data centre efficienti e stoccaggio dell’energia prodotta
Tesla (TSLA), il produttore di autovetture elettriche, ha diversificato il suo business con la divisione Megapack. Una sola batteria Megapack di Tesla è capace di stoccare 3,9 MWh (megawattora) di energia, ovvero il fabbisogno di 3.600 abitazioni per un’ora.
La soluzione di Tesla è utile a stabilizzare la rete elettrica per scongiurare i blackout, inoltre può essere associata ai data centre per conservare il surplus di energia prodotta dagli impianti fotovoltaici, così da rilasciarla nelle ore notturne.
E poi c’è l’efficienza energetica degli immobili che ospitano i grandi calcolatori che fanno funzionare gli algoritmi dell’IA. Anche in Italia sono attive società, per ora non quotate in Borsa ma che potrebbero esserlo in futuro, che operano nell’ambito del Facility & Energy Management.
Nell’efficienza degli immobili entrano in gioco soluzioni digitali e di gestione della manutenzione capaci di abbattere i consumi di energia.
Anche il costruttore di infrastrutture statunitense Fluor Corp. (FLR) è impegnato nella costruzione energeticamente efficiente di impianti di grandi dimensioni, a partire dalle fabbriche di semiconduttori.
A proposito di semiconduttori, chiudiamo ricordando che Nvidia (NVDA) ha in fase di produzione il chip Blackwell che, rispetto al predecessore H100, aumenta di 25 volte le prestazioni di calcolo per unità di energia consumata. Dunque non solo produzione di energia da fonti a ridotta o zero impronta di carbonio, ma anche riduzione dei consumi a partire dai processori che sono la mente e il cuore dell’intelligenza artificiale.
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