La classifica delle 5 misure più favorevoli per la pensione anticipata: pensioni 2023 e 2024

La classifica delle 5 misure più favorevoli per la pensione anticipata

Si può stilare una classifica in cui si parla di pensioni più o meno favorevoli per i lavoratori? Sicuramente da lavoratore a lavoratore e da soggetto a soggetto molto cambia perché cambiano le esigenze di ogni individuo. C’è chi ha necessità di non perdere reddito nel passaggio dal lavoro alla pensione. E c’è chi invece ha necessità di lasciare il lavoro quanto prima, per i motivi più disparati. Ecco la classifica delle 5 misure più favorevoli per la pensione anticipata.

Lasciando da parte la pensione di vecchiaia ordinaria, quella che si centra con 67 anni di età e 20 anni di contributi, sulle anticipate il discorso costi-benefici può essere utile per chi ha alternative e può scegliere tra diverse misure previdenziali.

La classifica delle 5 misure più favorevoli per la pensione anticipata, perché l’anticipata ordinaria è la misura migliore che c’è

Il sistema pensionistico è focalizzato su pensioni ordinarie e su strumenti in deroga. Ed è proprio tra questi strumenti che si può stilare una classifica delle misure più vantaggiose. La misura più favorevole tra tutte come età è senza dubbio la pensione anticipata con invalidità specifica. Infatti a 56 anni le donne e 61 gli uomini come età è la misura migliore che esiste. Ed è pure neutra da penalizzazioni e tagli. Infatti bastano 20 anni di contributi versati e l’invalidità almeno all’80% certificata dai medici dell’INPS e non dalle ASL. Infatti conta la riduzione della capacità lavorativa specifica per il lavoro che svolge l’interessato e non quella generica tipica delle invalidità civili.

Come età, ma solo per le donne, vantaggiosa è sicuramente Opzione donna. Anche se le modifiche applicate alla misura per il 2023, la rendono meno appetibile e meno estesa come platea. Possono uscire a 58 anni le disoccupate o le lavoratrici assunte in aziende con tavoli di crisi avviati. Ma anche caregivers e invalide almeno al 74%, purché abbiano avuto almeno 2 figli. A 59 anni invece possono lasciare il lavoro quante hanno avuto un solo figlio ed a 60 anni quelle senza figli. Servono 35 anni di contributi e naturalmente, appartenere a quelle categorie prima citate.

Da 62 a 64 anni, ecco le differenti uscite anticipate

Le pensioni 2023 e 2024, hanno in Opzione donna una misura favorevole come età di uscita, ma non come calcolo della pensione. Infatti bisogna accettare il ricalcolo contributivo della prestazione. Tradotto in soldoni, soprattutto per le lavoratrici con 18 o più anni di contributi versati prima del 1996, il taglio arriva a superare abbondantemente il 30%. Niente tagli, ma carriera lunga da completare è ciò che offre la quota 103.

I lavoratori, a prescindere dal lavoro svolto, che raggiungono 41 anni di contributi versati, grazie alla nuova Quota 103 potrebbero uscire dal lavoro già a 62 anni. A partire dai 63 anni ci sarebbe la possibilità per i caregivers, gli invalidi, i disoccupati e i lavori gravosi, di andare in pensione con l’APE sociale. Bastano 30 anni di contributi versati, oppure 32 o 36 per i lavori gravosi (dipende dalla categoria). La misura però è penalizzata dall’assenza di tredicesima, dalla mancanza di ANF e maggiorazioni, dalla non reversibilità e dalla non indicizzazione annuale al tasso di inflazione.

Chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, ed è quindi un contributivo puro, può godere del privilegio di lasciare il lavoro con 20 anni di contributi e 64 anni di età. Ma serve che la pensione sia pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Anche in questo caso pensione calcolata interamente con il sistema contributivo. Ma non si può parlare di penalità perché si tratta di lavoratori che hanno nel metodo contributivo l’unico metodo di calcolo possibile avendo in iziato a lavorare dopo il 1995.

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