Quello al recesso è uno dei più importanti diritti riservati ai consumatori. Forse non lo sappiamo, ma paradossalmente ci tutela maggiormente al di fuori e lontano dai negozi che al loro interno. Merito sia della legislazione europea sia di quella italiana, che hanno previsto che gli accordi conclusi dalla distanza (per telefono o per internet) debbano avere delle garanzie rafforzate. Lo dimostra anche il fatto che quella al recesso libero e incondizionato in un negozio è una facoltà concessa dal venditore. Invece se ci arriva un pacco a casa da internet è un nostro diritto: possiamo restituirlo senza alcuna penale e senza spiegazione entro 14 giorni dall’arrivo del bene a casa. L’unica spesa da sostenere è quella della restituzione ed eventualmente dovremo rispondere della diminuzione del valore del bene se un impiego incongruo lo abbia causato.
Ma cosa succede se dobbiamo provare oggetti come materassi, o come i vestiti? Grazie alla recente sentenza scopriamo la clamorosa novità dei giudici europei sul diritto di ripensamento.
Possiamo restituire persino materassi a certe condizioni
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Come forse sapremo, esistono delle eccezioni rispetto alla vastità del diritto al ripensamento in alcuni casi particolari. Secondo l’art. 16 del Codice del consumo sono sottratte al diritto al recesso quei “beni sigillati che non si prestano ad essere restituiti per motivi igienici o connessi alla protezione della salute e sono stati aperti dopo la consegna (lett. E). Ma cosa succede se roviniamo il confezionamento di questi beni? Cosa avviene concretamente nel caso di un materasso?
A questo ha di recente risposto la Corte di Giustizia europea che fornisce una splendida notizia per i consumatori. Si tratta del caso Slewo (sentenza C-681/17 – 2019). Immaginiamo il caso di aver acquistato materassi su internet attraverso una offerta di quelle che vediamo in televisione oppure che ci compaiono su internet. E magari di aver investito una bella cifra per ottenerlo, visto che spesso questi oggetti possono arrivare a costare più di 1.000 euro.
Ebbene, nel caso concreto le condizioni di vendita applicate escludevano espressamente la possibilità di recesso: la presenza della pellicola protettiva lo rendeva un bene sigillato per motivi igienici secondo i venditori. Ma in questo modo non era possibile rendersi concretamente conto della qualità di un prodotto così costoso.
La clamorosa novità dei giudici europei sul diritto al ripensamento
Ebbene, secondo i giudici europei se il consumatore restituisce il bene privo della pellicola, ma comunque in condizioni idonee alla vendita dopo un impiego congruo alla prova e che non abbia diminuito il valore dell’oggetto, allora il recesso rimane libero. Secondo la Corte i materassi, proprio come gli abiti, sono idonei ad un utilizzo successivo da parte di terzi. È proprio ciò che avviene nei negozi e negli alberghi, quando tramite operazioni di sanificazione e pulizia si può proporre l’impiego del bene a persone successive. Possiamo dunque sentirci liberi di aprire tutte le confezioni e pellicole del caso da materassi e vestiti, se necessario per provare degnamente l’idoneità dell’acquisto.
Non dobbiamo mai dimenticare tutti i diritti che abbiamo in quanto consumatori e lavoratori. Ad esempio possiamo usufruire del TFR di fine rapporto con tassazione in certi casi agevolata. Talvolta poi tutto ciò che serve è solo un po’ di fortuna, come quando ad esempio ci troviamo in casa un francobollo italiano colorato e preziosissimo.