Investire nella sharing economy potrebbe rappresentare il futuro delle imprese e degli investimenti. Quello di sharing economy è un concetto piuttosto recente che si è imposto nella sfera del mercato. Non sempre è facile dare una definizione precisa del termine, ma sicuramente possiamo individuare i fattori che ne spingono la crescita. Il modo di fare economia e la concezione patrimoniale dei beni sembra un’idea alquanto anacronistica e fuori dai tempi moderni. Al suo posto, prende piede la logica della condivisione e del comune utilizzo di beni e servizi.
Cos’è la sharing economy?
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Con il termine “sharing economy” ci riferiamo ad unna economia fondata sulla condivisione e sulla collaborazione. L’Oxford Dictionary ha introdotto la voce nelle sue pagine nel 2015: “È un sistema economico in cui beni o servizi sono condivisi tra individui privati, gratis o a pagamento, attraverso Internet. Grazie alla sharing economy, si può agevolmente noleggiare la propria auto, il proprio appartamento, la propria bicicletta o persino la propria rete Wi-Fi quando non li si utilizzano”.
Cosa cambia con la SE?
La SE spopola e sta cambiando la nostra idea di “proprietà”. Oggi, non abbiamo più bisogno di possedere i beni perché esistono numerose piattaforme che ci mettono in contatto con i fornitori di questi beni e servizi dei quali possiamo usufruire a pagamento. Il tutto, condito con la rapidità di comunicazione e di erogazione del servizio garantiti da Internet. Basti pensare ai servizi offerti da Kindle, Netflix (NASDAQ:NFLX), Uber, il car& bike-sharing.
Perché investire nella sharing economy?
Stiamo parlando di un settore dell’economia in forte crescita e sviluppo innovativo. Una delle grandi novità dell’evoluzione della sharing economy sarà quella del ghost restaurant, ossia ristoranti privi di insegna e posti a sedere che preparano i piatti che desiderate e li consegnano a domicilio. L’idea è talmente piaciuta al fondatore di Uber, Travis Kalanick, che presto ci ritroveremo catapultati in una nuova realtà conviviale. Il mercato del food delivery, soltanto in Italia, valeva già 1,1 miliardi nel 2018 e 74,9 miliardi nel mondo. Numeri da capogiro che danno un importante indizio sulla direzione verso cui rivolgere il proprio fiuto.