L’agricoltura è un settore davvero particolare. Un settore di investimento e un settore lavorativo che non dipende solo dal mercato e dalla richiesta di un determinato prodotto. Anche se tutto va preso sempre con le molle, se prendiamo ad esempio il settore automobilistico, la nostra teoria può essere meglio intesa. Se le richieste di auto sono in aumento, i costruttori ordinano alle fabbriche di costruire più auto. Ed il più è fatto. In agricoltura, le attività sono legate non solo alle problematiche del mercato, ma anche alle problematiche del clima. Anzi, alle bizze del clima, perché di questi tempi qualcosa che non va è evidente. E non dipende da nessuno, perché sono gli eventi naturali anche nessuno può dirigere o indirizzare.
Ecco perché le colture che da anni hanno rappresentato il fiore all’occhiello dell’Italia, naturalmente ogni coltura per una determinata zona, adesso dovrebbero essere cambiate. La carenza di pioggia o di neve, con i bacini idrici, fiumi e laghi secchi, spingono verso nuove vie di investimento nel settore. Nuove colture per un business che, ancorato al passato, rischia di non essere più un business.
Investimenti e lavoro in agricoltura: ecco come cambiare prodotto e rischiare meno
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I fiumi che scarseggiano di acqua. E così anche i laghi. Bacini idrici a secco o quasi per la carenza di acqua. Le montagne che invece scarseggiano di neve. Tradotto in termini pratici, meno acqua meno prodotti dalla terra. L’acqua per le colture, soprattutto per particolari colture, è fondamentale. E se non piove, un determinato prodotto non può nascere. E così a prescindere dalle richieste di mercato, un agricoltore o un imprenditore agricolo, vive in costante difficoltà. Con il mercato la cui domanda deve lo stesso essere esaudita. E magari si guarda alle importazioni dall’estero. Se la crisi economica è grave, in un settore come quello dell’agricoltura anche la crisi idrica non è da meno. E non bisogna pensare che le ricadute di queste situazioni precarie riguardino solo quelli che di mestiere fanno gli agricoltori. Perché la difficoltà dei professionisti finisce con l’incidere sulle famiglie. Che per determinati prodotti dovranno “accontentarsi” di prodotti meno controllati, di minor qualità e dal prezzo più elevato. Ma ci sono prodotti che hanno bisogno di più acqua rispetto agli altri. Per esempio il riso. In Italia, soprattutto in Lombardia e nel Pavese, il riso è una coltura storica. Che adesso viene messa in ginocchio dalle poche piogge. Il clima è cambiato e piove sempre di meno. E quando lo fa, i rovesci assumono i connotati di autentiche tempeste. Altro guaio per il settore. A tal punto che molti professionisti guardano ad altro, cioè a cambiare colture.
Cosa coltivare se manca l’acqua per evitare il tracollo di una impresa agricola
Investimenti e lavoro in agricoltura a rischio per carenza di pioggia. Una cosa questa che riguarda tutta l’Italia, da Nord a Sud, ed in ogni zona, per una determinata coltura. Già nel 2022, stando alle stime della Coldiretti di Pavia, la produzione di riso è calata del 40%. Il riso necessita di essere bagnato ogni 10 giorni. E adesso che è arrivata la stagione della semina, potrebbe essere meglio passare ad altro. Magari alla soia, che necessita di acqua solo due volte l’anno. Un prodotto che ha meno necessità di lavorazione. E su cui si possono salvare le finanze di una azienda. Che con il riso, vista la penuria di pioggia, rischierebbe di perdere anche il seme coltivato, oltre a non raccogliere quanto ci si aspetta. E questo è proprio l’orientamento che molti imprenditori legati alla Coldiretti hanno dichiarato di voler sperimentare.