Insonnia, disturbi gastrointestinali e perdita di forza nei muscoli potrebbero essere alcuni degli effetti collaterali di chi assume questi farmaci

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Il farmaco, come ben sappiamo, è una sostanza chimica o biologica che, una volta immessa nell’organismo, tenta di contrastare una certa malattia riportando il soggetto in una condizione di salute. Tra i farmaci più utilizzati troviamo sicuramente i cosiddetti miorilassanti, che avrebbero il compito di rilassare la muscolatura volontaria e involontaria del corpo. Essi si dividono essenzialmente in tre gruppi:

  • miorilassanti “centrali”, che agiscono a livello del sistema nervoso centrale e sono solitamente impiegati come antispastici e bloccanti durante l’anestesia chirurgica;
  • i miorilassanti “competitivi”, che agiscono a livello del sistema nervoso periferico per un tempo più prolungato e, per questo motivo, sono in genere utilizzati in operazioni chirurgiche complesse;
  • miorilassanti “depolarizzanti”, che agiscono come i secondi, ma per un periodo di tempo più limitato, e sono adoperati durante manipolazioni o piccole operazioni.

In generale, questi farmaci vengono utilizzati, previa prescrizione medica, per curare le miopatie. Queste ultime sono malattie che danneggiano i muscoli volontari e possono essere ereditarie (distrofie muscolari, canalopatie, miopatie congenite e metaboliche) e secondarie, come quelle infiammatorie. Tuttavia, come vedremo tra poco, essi sarebbero adoperati per contrastare anche altri disturbi e patologie e, come tutti i farmaci, anch’essi potrebbero provocare alcuni effetti indesiderati.

Insonnia, disturbi gastrointestinali e perdita di forza nei muscoli potrebbero essere alcuni degli effetti collaterali di chi assume questi farmaci

Oltre ai casi appena citatati, i farmaci miorilassanti sarebbero utili anche per il trattamento di altri disturbi più specifici. Ad esempio, abbiamo l’alfusozina che sarebbe in grado di rilassare la muscolatura prostatica, favorendo un miglior deflusso dell’urina. Oppure abbiamo l’alprostadil, che contrasterebbe la disfunzione erettile; la darifenacina o l’oxibutinina sarebbero utili per sfavorire l’incontinenza urinaria. Oppure abbiamo la ciclobenzaprina e la tizanidina, che aiuterebbero a bloccare gli impulsi nervosi diretti al cervello, diminuendo così la sensazione di dolore. In quest’ultimo caso, comunque, è importante ricordare che per contrastare il dolore è necessario anche valutare altri fattori, come quelli biologici, emotivi e cognitivi.

Anche se i miorilassanti, in genere, sono ben tollerati dal corpo anche per trattamenti prolungati, è probabile che la loro assunzione possa provocare effetti indesiderati. Questi ultimi variano in base al principio attivo, alla sensibilità del soggetto e altri fattori. In linea generale, però, i miorilassanti potrebbero provocare insonnia, disturbi gastrointestinali e perdita di forza e tonicità muscolare o vertigini.

I miorilassanti “centrali”, in particolare, potrebbero inoltre causare un abbassamento della pressione arteriosa, disturbi cardiaci e broncospasmo. Quelli che, invece, agiscono a livello periferico potrebbero provocare effetti collaterali a livello della cute, come prurito, eritemi, orticaria e così via. Oppure potrebbero causare problematiche a livello respiratorio e del sistema cardiovascolare.

Ricordiamo, infine, che questo articolo è solo a scopo informativo e che bisognerebbe sempre consultare il medico prima dell’assunzione di alcun farmaco.

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