Il rialzo sostenuto dell’inflazione non porta mai bene in nessuna sfera dell’economia. Pane e frutta, utenze domestiche e carburante, affitto e mutui, tutto vive una stagione di forti rincari.
Ne sanno qualcosa i mutuatari, sia nuovi che vecchi, che continuamente si chiedono se la loro scelta sia stata giusta o no. Tuttavia, grazie alla surroga è possibile cambiare strategia in corso d’opera e risparmiare migliaia di euro. L’acquisto di una casa è di norma l’investimento più oneroso (in termini di tempo e soldi) per una famiglia, per cui ogni mossa va studiata a perfezione.
Corrono i tassi sui nuovi mutui a tasso fisso
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Il mix di inflazione, spread, tensioni sui mercati finanziari stanno spingendo al rialzo gli interessi applicati sui nuovi mutui a tasso fisso. Finora è risultato meno marcato il rialzo sui mutui a tasso variabile. Secondo l’ultimo rapporto mensile dell’ABI, i prestiti a tasso fisso si sono attestati in media all’1,93% a maggio, contro l’1,81% di aprile.
Tuttavia, sulle piattaforme online dedicate i tassi sul fisso sono già oltre i livelli medi di maggio. A grandi linee si attestano tra il 2,4-2,7%, mentre il concorrente tasso variabile oscilla intorno l’1%. Dunque, tra le due soluzioni sussiste un differenziale di circa 150 punti base.
Incredibile perché questi mutuatari preferiscono il tasso variabile al mutuo a tasso fisso per risparmiare migliaia di euro
Come sempre, i mutuatari si chiedono quale sia la soluzione migliore tra le due. Non esiste una risposta secca e univoca valida per tutti i casi. Molto dipende dalla tipologia di lavoro (autonomo o alle dipendenze), le preferenze (certezza del fisso oppure no), i tassi di medio periodo, etc.
Analizzando gli ultimi 6 mesi, da dicembre ad oggi, si nota tuttavia un cambio di direzione. Mentre a fine 2021 il mutuo a tasso fisso ero scelto dal 95% dei mutuatari, in primavera il variabile ha recuperato terreno. La quota dei mutuatari a tasso fisso ha perso circa 10 punti, portandosi all’85% del totale.
In realtà a stupire non è tanto la quota del recupero in sé, quanto la tempistica. Il mercato si aspetta che la BCE aumenti i tassi di 100 punti base nei prossimi 9-12 mesi, a partire da luglio. Considerata l’inflazione e il trend in rialzo sui tassi BCE, cosa spinge i mutuatari a preferire il variabile rispetto alla sicurezza del fisso?
La “grande scommessa” di chi punta sul variabile
La risposta è molto pragmatica e incentrata sulle dinamiche dei tassi e dei mercati di breve-medio periodo.
Chi sceglie oggi il tasso fisso sta scontando in partenza 6 futuri rialzi da 25 punti base della BCE. Chi invece si espone al rischio del variabile parte con questo cuscinetto di vantaggio contro le future mosse della Banca Centrale. Infatti l’Euribor di breve durata (specie quello a 1 e 3 mesi) si muove solo in prossimità dei rialzi dei tassi della BCE.
Ora, però, non tutti sono disposti a pagare il differenziale di 150 punti base in più per avere il fisso. In più fanno un’altra, tripla, scommessa:
- l’inflazione potrebbe anche durare molto, molto meno rispetto alla durata media di un mutuo;
- se la BCE alzasse troppo e troppo a lungo i tassi, strozzerebbe l’economia;
- un forte e prolungato rialzo dei tassi sarebbe benzina sul fuoco sui rendimenti dei titoli di Stato dei Paesi indebitati, tipo l’Italia. Fin dove e per quanto si spingerà la BCE?
È incredibile perché questi mutuatari preferiscono il tasso variabile, ma solo il tempo dirà se la loro scommessa sia stata azzeccata o no.
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