Litha, antica festa del calendario celtico, indica la data del solstizio d’estate. In questi giorni il sole splende al massimo delle sue forze, andando a calare lentamente da dopo la data di inizio. In questo articolo incanti e segreti di Litha, il solstizio d’estate del 21 giugno e giorno più lungo dell’anno.
Un momento magico
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Un tempo avulso dal tempo, questo è Litha: il solstizio d’estate incontra luce e buio, rifulgendo nel suo più grande splendore. Solstitium, dal latino “sol” (sole) e “sistere” (fermarsi) unisce la forza di cielo e terra per inaugurare l’estate astronomica. Utile sarà caricare i cristalli, perché le energie del solstizio saranno molto intense, e posizionare mazzetti di erbe sotto il cuscino aiuterà a fare sogni premonitori o divinatori. Il solstizio d’estate è direttamente collegato alla luna e al segno del Cancro, ed è uso in tutto il mondo danzare intorno al fuoco e celebrare riti druidici a Stonehenge.
Incanti e segreti di Litha, il solstizio d’estate del 21 giugno e giorno più lungo dell’anno
Ciò che contraddistingue la tradizione di Litha è sicuramente la raccolta delle erbe sacre. Sacerdotesse e druidi si dedicavano infatti alla cura delle erbe, che sarebbero poi state essiccate e utilizzate per preparare rimedi e medicamenti. Tutte le erbe utilizzate questa notte sono considerate particolarmente magiche e potenti.
La raccolta andava fatta rigorosamente all’alba, per salutare il giorno più lungo e favorire l’abbondanza anche nel periodo di fase calante. Durante Litha venivano estirpate delle piante molto particolari, come la conosciutissima erba di San Giovanni, ma anche la mandragola e la belladonna. Piante da maneggiare con assoluta maestria perché presentano delle proprietà psicotrope, ma anche per la loro alta velenosità in dosi eccessive.
Conosciuto anche come “la notte delle fate” o “la notte delle streghe”, gli antichi celebravano questo momento dell’anno accendendo degli enormi falò. Perché Litha viene chiamata così? La tradizione narra che il solstizio d’estate fosse molto gradito al piccolo popolo dei boschi che, proprio in occasioni di questi fuochi, amava unirsi agli esseri umani. E chi siamo noi per non crederci?