Certamente non è un’auto alla portata di tutti, ma negli ultimi anni chi ha acquistato azioni Ferrari ha sempre arricchito il suo patrimonio. Infatti, dal 2016, anno della sua quotazione a Piazza Affari, il titolo azionario ha sempre chiuso l’anno al rialzo tranne che nel 2022. In questo 2023, però, si sta riscattando molto bene visto che da inizio anno guadagna oltre il 40%. Cosa potrebbe accadere fino alla fine dell’anno? Dopo il ribasso del 3% del 1 settembre, in questo momento conviene acquistare azioni Ferrari? La risposta all’analisi dei multipli di mercato e all’analisi grafica.
In questo momento conviene acquistare azioni Ferrari? Le indicazioni dell’analisi grafica
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l titolo Ferrari (MIL:RACE) ha chiuso la seduta del 1 settembre in ribasso del 3% a quota 284,2 €, rispetto alla seduta precedente.
Era da oltre un anno che non si vedeva un ribasso giornaliero così importante. L’impatto è stato così importante che, per la prima volta da inizio febbraio 2023 la forza relativa del titolo rispetto al Ftse Mib è negativa.
Dal punto di vista dell’analisi grafica, però, la situazione non è ancora così critica. Come si vede dal grafico, infatti, il supporto in area 283 € ha tenuto lasciando le quotazioni all’interno del trading range (livelli 283 € – 293,5 €) che da inizio luglio sta trattenendo le quotazioni del titolo Ferrari. A questo punto solo una chiusura giornaliera esterna a uno di questi due livelli potrebbe dare direzionalità alle quotazioni.
In particolare, una chiusura giornaliera inferiore a 283 € potrebbe provocare un’accelerazione ribassista secondo lo scenario mostrato in figura.
Le raccomandazioni degli analisti
Gli analisti non sono molto ottimisti sul titolo Ferrari e la raccomandazione media è Compra. Di conseguenza, il prezzo obiettivo medio a un anno esprime una sottovalutazione di poco meno del 10%. Una prospettiva di guadagno non esaltante in un’ottica di medio/lungo periodo. Tuttavia, va notato che c’è una discrepanza abbastanza significativa tra la previsione più ottimistica e quella più pessimistica. Nel primo caso, infatti, il titolo azionario risulta essere sottovalutato di circa il 27%, nel secondo, invece, la sopravvalutazione è pari a circa il 12%.
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