Come noto, l’evoluzione tecnologica ha portato alla diffusione di strumenti di comunicazione sempre più potenti e pervasivi. Ormai, la maggioranza delle conversazioni a distanza avviene tramite l’utilizzo di WhatsApp, email e messaggi di Facebook. Oltre alle molte altre applicazioni di messaggistica esistenti. La diffusione di questi strumenti ha coinvolto tanto il mondo dell’intrattenimento, quanto quello del lavoro e degli scambi commerciali.
Infatti, oggi le richiamate applicazioni consentono di scambiare, oltre a messaggi, anche chiamate, immagini, video, audio, documenti, contatti e posizioni. Le persone, attraverso questi strumenti, stipulano moltissimi accordi, anche di lavoro, oppure concludono scambi commerciali. Oppure ancora emettono dichiarazioni dal forte valore giuridico e legale. Prendendo atto della diffusione di questi strumenti, la giurisprudenza ha dovuto indagare il loro valore legale.
Il valore legale della messaggistica elettronica
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Ha dovuto, cioè, spiegare se messaggi e email siano utilizzabili in un processo, chiarendone le modalità di acquisizione, assunzione e valore probatorio. Allora, i giudici hanno spiegato che in questo modo WhatsApp, email e messaggi di Facebook potrebbero avere un valore legale nel processo civile. Ad esempio, valendo come prova scritta dell’accordo tra le parti. Interessante a questo proposito la sentenza, numero 306 del 2022, del Tribunale di Savona. Nel caso esaminato il marito ricorreva al giudice per chiedere il divorzio dalla moglie. Questo a causa della mancata consumazione del matrimonio.
Per offrire la prova di tale mancanza della donna, l’uomo portava in giudizio messaggi WhattsApp e Facebook. La Corte accettava questo tipo di messaggistica utilizzando l’articolo 2712 del codice civile. Tale norma prevede che le riproduzioni fotografiche, informatiche o cinematografiche, e le registrazioni fonografiche formano piena prova. Non solo, ma anche ogni altra rappresentazione meccanica di fatti o cose costituisce piena prova dei fatti e delle cose rappresentate. Questo se, colui contro il quale sono prodotte, non ne disconosce la conformità ai fatti o alle cose medesime.
In questo modo WhatsApp, email e messaggi su Facebook possono avere valore legale nel processo civile come prova scritta dell’accordo tra le parti
Secondo la Corte, per far perdere a questo tipo di messaggi valore legale, ci deve essere un disconoscimento chiaro ed esplicito della controparte. Questo disconoscimento, però, va provato. La parte, cioè, che dice che quelle riproduzioni sono false dovrebbe spiegare perché non c’è corrispondenza tra realtà storica e realtà riprodotta nei messaggi. Dare, dunque, la prova della falsità o della non corrispondenza alla realtà, di quelle riproduzioni. Dunque, come si vede, WhatsApp, email e messaggistica Facebook acquistano davvero un peso legale importante. Possono essere, cioè, determinanti nella decisione di un giudizio.
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