Purtroppo non c’è un rimedio per curare l’Alzheimer. Pare che gli Stati Uniti abbiano approvato il primo farmaco della storia nel trattamento di questa patologia, ma per il momento i risultati sono contraddittori. La prevenzione rimane la strada migliore da seguire. Il dottor Prashanthi Vemuri della Clinica Mayo di Rochester nel Minnesota, in una ricerca ha verificato come alcune attività combattano e ritardino l’insorgere dell’Alzheimer. Il dottor Prashanthi ha scoperto che in questo modo si combatte l’Alzheimer e si allontana l’arrivo della malattia. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Neurology.
La demenza si può combattere ma pochi conoscono come
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Le pratiche per prevenire e combattere l’Alzheimer e tutte le altre forme di demenza, si moltiplicano anche se non tutti ne sono a conoscenza. Per esempio molti ignorano che per combattere ipertensione, ictus e Alzheimer questa singolare pratica è efficace. Il problema delle forme di demenza è che si manifestano in età avanzata e spesso improvvisamente, anche se qualche segnale premonitore la precede. Quando una malattia non è percepita come grave o incombente, raramente si fanno delle attività di prevenzione. Purtroppo la maggior parte delle persone non conosce quali possono essere le forme efficaci di prevenzione, perché non avverte il pericolo della malattia. Molti si interessano all’Alzheimer o alle altre forme di malattia, quando si manifestano i primi segnali nella persona o perché ne è coinvolto un familiare.
In questo modo si combatte l’Alzheimer e si allontana l’arrivo della malattia
Lo studio del dottor Prashanthi Vemuri si è concentrato su particolari malati di Alzheimer, quelli che portano il gene Apoe4. Questo gene è legato all’insorgere dell’Alzheimer ed è diffuso nel 20% della popolazione. Quindi un abitante su 5 sulla Terra ha questo gene. Dallo studio si dimostra che tenere la mente e il fisico in esercizio costante, ritarda l’insorgere dell’Alzheimer.
Per dimostrare questa teoria il professore della Clinica del Minnesota ha analizzato due gruppi portatori del genere Apoe4. Entrambi i gruppi avevano un minimo di scolarità ma uno dei gruppi si è mantenuto mentalmente più attivo nella mezza età rispetto all’altro. In entrambi ha misurato i livelli delle placche amiloidi nei tessuti cerebrali (segni classici della malattia).
La ricerca ha rilevato che nel secondo gruppo questi livelli erano maggiori che nel primo gruppo. In particolare i livelli delle placche amiloidi in un 79enne del primo gruppo erano simili a una persona di 74 anni del secondo gruppo. Questo dimostra che il mantenimento dell’attività intellettuale continuata anche in età matura aiuta a ritardare i problemi di memoria e di ragionamento.
Ma la prevenzione all’Alzheimer passa anche attraverso un corretto stile di vita, in particolare dell’alimentazione. Per esempio l’eccesso di questo alimento può danneggiare il cervello causando perdita di memoria e demenza
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