Nella campagna elettorale ogni partito, ogni coalizione e in alcuni casi ogni candidato dice la sua in materia pensioni. Le proposte per eventuali nuove misure, oppure per la riforma previdenziale, si rincorrono una dietro l’altra. Questo non vuol dire però che sia facile arrivare alla sintesi e inserire davvero per il 2023 nuove misure pensionistiche e soprattutto misure che consentono un pensionamento più facile per i lavoratori. Probabilmente è più facile il contrario, perché il rischio che si torni a poter andare in quiescenza quasi esclusivamente con la Legge attuale e quindi con la Legge Fornero, è tutt’altro che un esercizio azzardato.
Come si andrà in pensione nel 2023
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Tralasciando le ipotesi e le proposte, ad oggi le misure che sicuramente resteranno in vigore e che consentiranno il pensionamento l’anno venturo sono sempre le solite. I lavoratori che puntano alla quiescenza nel 2023, al momento dovranno fare i conti soltanto con le misure attive. In primo luogo ci sarà sempre la pensione di vecchiaia ordinaria, che anche nel 2023 si prenderà con 67 anni di età compiuti e con 20 anni di contributi versati. Nessuna differenza tra uomini e donne e nessuna differenza tra attività lavorative. L’alternativa alla pensione di vecchiaia ordinaria si chiama pensione anticipata ordinaria. Con questa misura, pensione possibile con 42,10 anni di contributi se il richiedente è un uomo. Non ci sono vincoli di età e l’unico paletto riguarda i 35 anni di contribuzione effettiva necessari. Per le donne la misura è leggermente più favorevole, perché bastano 41,10 anni di contributi versati.
In pensione nel 2023 con la Legge Fornero, ecco come
Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, e quindi non ha contribuzione versata nel sistema retributivo, si potrà uscire dal lavoro con 20 anni di contributi versati e con il 64esimo anno di età completato. Così come resteranno invariati i requisiti nel 2022, così resterà invariato il paletto principale di questa misura che è l’importo della pensione. Servirà infatti una pensione pari a 2,8 volte l’assegno sociale per poter sfruttare la pensione anticipata contributiva. Con invalidità pensionabile di almeno l’80% invece, le donne potranno continuare ad uscire dal lavoro a 56 anni di età con 20 anni di contribuzione versata. Gli uomini potranno uscire a 61 anni di età sempre con i soliti 20 anni di contribuzione.
Le poche alternative strutturali
In pensione nel 2023 con la Legge Fornero ha praticamente una sola deroga in vigore tra le misure che sono nate dopo il suo ingresso. Si tratta della Quota 41 per i precoci. Questa misura che è ormai strutturale nel sistema, anche nel 2023 consentirà un pensionamento anticipato. Senza vincoli di età a chi completa 41 anni di contribuzione versata. Servono anche in questo caso 35 anni di contribuzione effettiva e serve un anno di contributi anche discontinui versato prima dei 19 anni di età.
La misura resterà appannaggio delle stesse categorie di persone del 2022 e cioè delle 15 attività di lavoro gravoso previste per la Quota 41, degli invalidi al 74% almeno, dei caregiver che assistono familiari disabili da 6 mesi o dei disoccupati che da tre mesi hanno terminato di percepire tutta la NASPI spettante. Usuranti e notturni potranno ancora uscire con 35 anni di contributi, 61,7 anni di età e quota 97,6 completata.
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